La Vitamina E assunta per lungo periodo aumenta il rischio di scompenso cardiaco


Dati sperimentali ed epidemiologici hanno indicato che la supplementazione a base di vitamina E può prevenire l’insorgenza dei tumori e gli eventi cardiovascolari.

I Ricercatori dell’HOPE e dell’HOPE-TOO Trial hanno valutato se la supplementazione nel lungo periodo con vitamina E fosse in grado di ridurre il rischio di tumore, di morte per cancro, e gli eventi cardiovascolari maggiori .

Lo studio è stato condotto analizzando i pazienti di età superiore ai 55 anni con malattia cardiovascolare o diabete mellito che hanno preso parte allo studio HOPE e alla sua estensione HOPE-TOO.

Allo studio HOPE hanno partecipato 267 Centri, che hanno arruolato 9.541 pazienti.

Un totale di 174 Centri degli iniziali 267 hanno aderito allo studio di estensione, HOPE-TOO.
I pazienti che hanno preso parte allo studio HOPE-TOO sono stati 3.994.

Il periodo medio di follow-up è stato di 7 anni.

I pazienti sono stati assegnati in modo random ad assumere ogni giorno 400 UI di vitamina E di origine naturale, o placebo.

L’end point primario comprendeva l’incidenza di tumore, di morte per tumore, e di eventi cardiovascolari maggiori ( infarto miocardico, ictus, morte cardiovascolare ).

L’outcome secondario era rappresentato da: insufficienza cardiaca, angina instabile e rivascolarizzazione.

Tra tutti i pazienti dello studio HOPE non sono state osservate differenze nell’end point primario.

I pazienti nel gruppo vitamina E hanno presentato un più alto rischio di insufficienza cardiaca ( RR = 1,13; p = 0,03 ) e di ospedalizzazione per insufficienza cardiaca ( RR = 1,21; p = 0,045 ).

Allo stesso modo, tra i pazienti dello studio HOPE-TOO sono state osservate differenze solo riguardo ad una maggiore incidenza di scompenso cardiaco e di ospedalizzazione per insufficienza cardiaca.

Lo studio ha mostrato che nei pazienti con malattia vascolare o diabete mellito, la supplementazione per lungo tempo con la vitamina E non previene il tumore o gli eventi cardiovascolari maggiori, ma può aumentare il rischio di insufficienza cardiaca. ( Xagena_2005 )

HOPE and HOPE-TOO Investigators, JAMA 2005; 293: 1338-1347



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