Ipertensione sistolica isolata: i diuretici migliorano la sopravvivenza a lungo termine negli anziani
Uno studio osservazionale, randomizzato, ha mostrato che i pazienti anziani con ipertensione sistolica isolata vanno incontro a un aumento dell'aspettativa di vita di un giorno per ogni mese di trattamento con diuretici.
I pazienti randomizzati a Clortalidone ( Igroton ) per 4.5 anni hanno avuto un miglioramento di 105 giorni per tutte le cause di mortalità e un aumento di 158 giorni per morte cardiovascolare rispetto al placebo.
Questo aumento di aspettativa di vita è importante perché si è verificato tra persone con età media di 72 anni al basale.
I dati provenivano dallo studio SHEP ( Systolic Hypertension in the Elderly Program ), che ha valutato l'effetto di 4.5 anni di trattamento con Clortalidone sul rischio di ictus nei pazienti più anziani con ipertensione sistolica isolata.
Iniziato nel 1984, il programma SHEP ha coinvolto 4.736 pazienti di 60 anni o più che soffrivano di ipertensione sistolica isolata, definita come pressione arteriosa sistolica maggiore o uguale a 160 mmHg e pressione diastolica inferiore a 90 mmHg.
Dallo studio era emersa una riduzione del rischio di ictus del 36% nei pazienti assegnati in modo casuale al trattamento attivo rispetto al placebo ( JAMA 1991; 265: 3255-3264 ).
Il braccio Clortalidone aveva anche mostrato una sostanziale riduzione dei casi di ospedalizzazione per insufficienza cardiaca ed eventi coronarici.
Nonostante i benefici clinici del trattamento attivo, il programma SHEP non era riuscito a mostrare un miglioramento della sopravvivenza nel braccio Clortalidone.
Quando i 4.5 anni del trattamento randomizzato sono terminati, ai pazienti di entrambi i gruppi era stato consigliato di iniziare o continuare la terapia attiva.
Il periodo osservazionale è stato di 22 anni.
L'obiettivo primario dell'analisi era quello di determinare il vantaggio netto riguardo alla speranza di vita libera da morte cardiovascolare e di confrontare la sopravvivenza media libera da morte cardiovascolare.
Durante il follow-up, la pressione arteriosa sistolica media è rimasta più bassa di 26 mm Hg rispetto al basale, e la pressione diastolica è stata 9 mm Hg più bassa nei pazienti randomizzati alla terapia attiva.
I valori corrispondenti per il gruppo placebo sono stati 15 e 4-5 mm Hg.
Dopo 22 anni, 2.851 partecipanti al programma SHEP ( 60.2% ) sono deceduti, 59.9% nel braccio Clortalidone e 60.5% nel gruppo placebo.
E’ stato evidenziato che 294 ( 12.4% ) decessi nel braccio Clortalidone avevano causa caridovascolare e 110 ( 4.6% ) un evento ictale, rispetto al 13.6% e 5.6%, nel braccio placebo.
Poiché meno della metà dei partecipanti allo studio è morto per cause cardiovascolari, la sopravvivenza del 70esimo percentile è stata sostituita con la sopravvivenza mediana.
L'aumento di 158 giorni della libertà da morte cardiovascolare è risultato statisticamente significativo ( P=0.009 ), ma i 105 giorni guadagnati nella sopravvivenza globale non lo sono stati ( P=0.07 ).
Il gruppo Clortalidone ha presentato una mortalità cardiovascolare del 28.3% contro il 31.0% nel gruppo placebo ( P=0.02 ).
Il tempo di sopravvivenza al 70esimo percentile per tutte le cause di mortalità è stato di 0.56 anni in più nel gruppo Clortalidone ( 11.53 contro 10.98 anni, P=0.03 ) e 1.41 anni in più per la sopravvivenza libera da morte cardiovascolare ( P=0.01 ). ( Xagena_2011 )
Fonte: JAMA, 2011
Link: CardiologiaOnline.net
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