Cardiopatia ischemica: da preferire gli Ace inibitori alla terapia di combinazione Ace inibitori e sartani


I pazienti con cardiopatia ischemica e funzione ventricolare preservata vanno incontro a considerevole morbidità e mortalità nonostante la terapia medica standard.

E’ stata compiuta una revisione sistematica con l’obiettivo di valutare i benefici ed i rischi degli Ace inibitori e degli antagonisti del recettore dell’angiotensina II ( sartani ) da soli o in combinazione nei pazienti con malattia cardiaca ischemica stabile e funzione ventricolare sinistra conservata.

Un totale di 41 studi ha incontrato i criteri di eleggibilità.

Dall’analisi di 7 studi clinici di qualità moderata-elevata ( 32.559 pazienti ) è emerso che gli Ace inibitori riducono il rischio relativo di mortalità del 13% ( RR=0.87 ) e quello di infarto miocardico non-fatale del 17% ( RR=0.83 ), ma aumentano il rischio di sincope ( RR=1.24 ) e di tosse ( RR=1.67 ).

Dall’analisi di 1 studio clinico ( 5.926 pazienti ) si è evidenziata una riduzione dell’endpoint composito di mortalità cardiovascolare, infarto del miocardio non-fatale e ictus con gli antagonisti del recettore dell’angiotensina II ( RR=0.88 ), ma non per i singoli componenti.

In 1 studio clinico ( 25.620 pazienti ) sono stati riscontrati effetti simili per la mortalità totale ( RR=1.07 ) e per l'infarto miocardico ( RR=1.08 ), ma un aumentato rischio di interruzione a causa di ipotensione e sincope con la terapia di combinazione ( Ace inibitore e sartano ) rispetto al solo Ace inibitore.

Dallo studio è emerso che l'aggiunta di un Ace inibitore alla terapia medica standard nei pazienti con cardiopatia ischemica stabile e funzione sistolica conservata migliora gli esiti clinici. La terapia di combinazione non appare migliore del solo Ace inibitore ed è associata a una maggiore incidenza di reazioni avverse. ( Xagena_2009 )
Fonte: Annals of Internal Medicine, 2009



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