Studio SEQUOIA-HCM: Aficamten un nuovo inibitore della miosina nel trattamento della cardiomiopatia ipertrofica ostruttiva


La cardiomiopatia ipertrofica si manifesta con dispnea da sforzo e ridotta tolleranza all’esercizio fisico. E' carattterizzata da un ispessimento parietale e ridotta dilatazione delle cavità cardiache che porta a una ostruzione del tratto di efflusso ventricolare sinistro.

Aficamten è un inibitore della miosina cardiaca, che ha dimostrato di avere un beneficio statisticamente significativo sul consumo di ossigeno e su altri marcatori di benessere fisico, rispetto al gruppo di controllo ( placebo ).

In modo analogo a un altro inibitore della miosina, Mavacamten, che ha dimostrato di essere efficace nel migliorare la capacità di esercizio e ridurre i sintomi nei pazienti con cardiomiopatia ipertrofica ostruttiva, Aficamten è in grado di ridurre la contrattilità ventricolare sinistra attraverso l’inibizione dei ponti sarcomerici actina-miosina. I vantaggi di Aficamten rispetto a Mavacamten riguardano la flessibilità del dosaggio, che permette di costruire una terapia personalizzata per il paziente, ottimizzare l’efficacia e ridurre gli effetti indesiderati. Aficamten ha inoltre una breve emivita, il che permette un controllo preciso del dosaggio e un adattamento in base alla risposta individuale del paziente.

Rispetto allo studio EXPLORER HCM con Mavacamten, la cui efficacia era inibita dalla concomitante terapia con beta-bloccanti, l’efficacia di Aficamten appare essere indipendente dalla terapia con beta-bloccanti e dalle varianti genetiche delle proteine sarcomeriche.

L’efficacia di Aficamten è stata valutata nello studio SEQUOIA-HCM. I pazienti con cardiomiopatia ipertrofica ostruttiva sintomatica sono stati randomizzati a ricevere Aficamten ( dose iniziale 5 mg, titolabile fino a 20 mg ) oppure placebo per 24 settimane; le modifiche del dosaggio sono state effettuate in base ai risultati ecocardiografici.

L’endpoint primario dello studio era il miglioramento del consumo di ossigeno, valutato al test da sforzo cardiopolmonare. Mentre i 10 endpoint secondari prespecificati ( valutati alla 24a settimana ) sono stati: modifiche del punteggio KCCQ-CSS ( Kansas City Cardiomyopathy Questionnaire - Clinical Summary Score ), miglioramento della classe funzionale NYHA, modifica del gradiente pressorio dopo manovra di Valsalva, riscontro di un gradiente pressorio inferiore a 30 mmHg dopo manovra di Valsalva, tempo trascorso prima di essere candidati alla terapia di riduzione del setto.

Dei 282 pazienti randomizzati ( 142 del gruppo Aficamten e 140 del gruppo placebo ) l’età media era 59 anni ( 59.2% uomini ), il gradiente medio al tratto d’efflusso a riposo era 55,1 mmHg e la frazione d’eiezione media all’arruolamento era 74.8%.

Dopo 24 settimane il principale cambiamento nel consumo di ossigeno è stato di 1.8 ml/kg/min ( intervallo di confidenza [ IC ], 1.2 to 2.3 ) per il gruppo Aficamten e 0 ml/kg/min ( IC 95%, −0.5 to 0.5 ) per il gruppo placebo ( P minore di 0.001 ). Il gruppo Aficamten ha inoltre mostrato un significativo miglioramento degli endpoint secondari valutati, rispetto al gruppo placebo. L’incidenza di eventi avversi è risultata sovrapponibile.

In conclusione, i risultati dello studio SEQUOIA-HCM hanno dimostrato che Aficamten rappresenta una promettente opzione terapeutica per i pazienti con cardiomiopatia ipertrofica ostruttiva. Aficamten, attraverso l’inibizione della miosina cardiaca, ha mostrato miglioramenti significativi nel consumo di ossigeno e nei sintomi. ( Xagena_2024 )

Fonte: ESC Heart Failure Meeting, 2024

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