Malattia coronarica non-ostruttiva nei pazienti con infarto NSTEMI sottoposti a strategia invasiva: prognosi nel lungo periodo
La strategia invasiva precoce e la rivascolarizzazione coronarica rivestono un ruolo importante nella gestione del paziente con sindrome coronarica acuta. Tuttavia anche negli studi clinici la percentuale di pazienti effettivamente rivascolarizzati dopo valutazione angiografica non supera il 50-60%. I restanti pazienti rappresentano soggetti con malattia coronarica non-rivascolarizzabile e pazienti senza coronaropatia o con aterosclerosi non-ostruttiva.
E’ stata compiuta una analisi per verificare l’effettiva prevalenza dei pazienti con coronaropatia non-ostruttiva nei pazienti con NSTEMI ( infarto miocardico senza sopraslivellamento ST ) e cercare di comprendere il ruolo prognostico a lungo termine di questa condizione.
Sono stati analizzati 426 pazienti consecutivi ricoverati in UTIC ( Unità coronarica ) dal 2010 al 2012 con diagnosi di NSTEMI ( 33.6% femmine, età 70.6±10.5 ).
Tutti i pazienti sono stati sottoposti a valutazione coronarografica ( entro 72 ore nel 75% dei casi ).
La successiva strategia era a discrezione dell’operatore ed è esitata in un tasso di rivascolarizzazione del 55% ( 48% con PCI e 7% con bypass aorto-coronarico ).
Il follow-up è stato eseguito tramite contatto telefonico o mediante database amministrativi.
Quattro gruppi sono stati comparati: pazienti con malattia mono e plurivasale, pazienti con e senza aterosclerosi non-ostruttiva.
L’endpoint era rappresentato dalla mortalità per tutte le cause.
La sopravvivenza media al follow-up è stata di 2.86 anni ( max 3.17 anni ) con una mortalità a un anno dell’8.6% ed a tre anni del 13.7%.
I fattori significativamente diversi al momento del ricovero, nei pazienti con decorso sfavorevole erano l’età avanzata ( 76.5±6.9 vs 70±10,7; p inferiore a 0.05 ), l’emoglobina ( 11.7±1.6 vs 13.2±1.7; p inferiore a 0.05 ), la PCR elevata ( 25.4±62.2 vs 11.9±19.3, p inferiore a 0.05 ), la creatinina ( 1.8±1.9 vs 1.2±1.1, p inferiore a 0.05 ).
Inoltre i pazienti successivamente deceduti avevano una più alta prevalenza di alti valori pressori ( 82.5% vs 66.7%; p inferiore a 0.05 ), di punteggi GRACE ad alto rischio ( 30% vs 16.9%; p inferiore a 0.05 ) e una coronaropatia multivasale ( 63.9% vs 43.9%; p inferiore a 0.05 ).
L’analisi angiografica ha evidenziato l’assenza di ostruzioni coronariche significative nel 19% dei pazienti di cui l’11% ha mostrato una aterosclerosi coronarica non-stenosante e l’8% un’assenza di aterosclerosi.
I pazienti senza aterosclerosi non hanno mostrato eventi al follow-up mentre i soggetti con malattia coronarica non-stenosante avevano una sopravvivenza sovrapponibile ai pazienti con coronaropatia monovasale critica ( 94.1% e 93.7% rispettivamente, p=NS ).
I pazienti con coronaropatia bivasale e trivasale hanno mostrato la sopravvivenza peggiore ( 88.8% ) p 0.01 all’analisi mediante log rank.
Dallo studio è emerso che la prevalenza di aterosclerosi coronarica non-ostruttiva è, alla valutazione angiografica, dell’11% nei pazienti con NSTEMI.
La prognosi a lungo termine, seppur buona, è comparabile a quella dei pazienti con malattia critica monovasale. ( Xagena_2014 )
Lilli A et al, G Ital Cardiol 2014; 15: Suppl 2 al N 4
Cardio2014