Lesioni della biforcazione coronaria


Le biforcazioni coronariche sono predisposte a sviluppare placche aterosclerotiche a causa del flusso sanguigno turbolento e dell’alto shear stress. Queste lesioni rappresentano circa il 15-20% del numero totale di interventi chirurgici.
La vera lesione della biforcazione consiste nell’ostruzione di oltre il 50% del diametro del vaso principale e del ramo laterale in una maniera a Y rovesciata.

Il trattamento delle lesioni della biforcazione coronarica rappresenta un’area impegnativa nella cardiologia interventistica, ma recenti progressi negli interventi coronarici percutanei ( PCI ) hanno permesso di aumentare sensibilmente il numero di pazienti trattati con successo per via percutanea.

Se confrontati con gli interventi non a livello della biforcazione, quelli a livello della biforcazione mostrano una minore percentuale di successo della procedura, costi più elevati, un tempo di ospedalizzazione più lungo ed una maggior restenosi, valutata sia clinicamente che angiograficamente.

L’introduzione degli stent che rilasciano farmaci ( DES ) ha determinato una riduzione del numero e dell’entità della restenosi del vaso principale, in confronto ai controlli storici. Tuttavia, rimangono i problemi di una stenosi residua dell’ostio del ramo latelare e di una restenosi a lungo termine.
Benché l’utilizzo di uno stent nel vaso principale associato ad uno stent provvisorio nel ramo laterale sembri l’approccio prevalente, nell’era degli stent medicati sono emerse numerose tecniche di doppio stent che permettono di riaprire i grandi rami laterali. ( Xagena_2009 )

Sharma SK et al, Minerva Cardioangiologica 2009; 57: 667-682



Link: MedicinaNews.it

Cardio2009