Effetto dell’apnea nel sonno sull'intervallo QT, sulla dispersione QT e sulle aritmie


L'intervallo QT e la dispersione dell’intervallo QT sono parametri elettrocardiografici ( ECG ) per la valutazione della ripolarizzazione del miocardio.
La disomogeneità della ripolarizzazione ventricolare è associata ad aritmie ventricolari.

Un aumento dell’intervallo QT, della dispersione QT e una maggiore incidenza di disturbi del ritmo cardiaco notturno sono stati descritti in pazienti con apnea ostruttiva del sonno, mentre altre ricerche non hanno trovato una relazione tra aritmie ventricolari e apnea ostruttiva del sonno.

È stato effettuato uno studio con lo scopo di esaminare l'insorgenza delle aritmie ventricolari e di misurare i parametri dell’intervallo QT nei pazienti non-trattati affetti da apnea ostruttiva del sonno tramite un esame Holter-ECG ambulatoriale.
In totale sono stati studiati 25 pazienti.

Dopo indagini biochimiche di routine ed ecocardiografia M-mode bidimensionale, è stato registrato un esame Holter-ECG nelle 24 ore per rilevare aritmie cardiache e i parametri dell’intervallo QT, misurati dal sistema QT Guard.

Solo l'intervallo QT è risultato aumentato in modo significativo durante il periodo notturno ( intervallo medio QT notturno: 423.1 ms; intervallo medio QT diurno: 381.6 ms; intervallo medio QT di 24 ore: 394.7 ms ).

Tuttavia, durante l'intervallo QT notturno ( 422.8 ms ), QTd ( differenza tra QT max e QT min, media 31.2 ms ) e dispersione QT ( media 30.5 ms ) non hanno mostrato alcuna variazione rispetto ai livelli nelle 24 ore ( intervallo medio QTc, corretto: 423.7 ms; QTd: 28.8 ms; QTcd: 30.5 ms ) e ai livelli diurni ( intervallo medio QTc: 423.9 ms; QTd: 27.3 ms, QTcd: 29.9 ms ).
Nessuno dei pazienti ha presentato aritmie ventricolari.

In conclusione, la dispersione QT e QT corretta non è risultata aumentata durante il periodo notturno.
Lo studio non ha mostrato un aumento del rischio di aritmie ventricolari in questa popolazione durante il periodo di monitoraggio. ( Xagena_2010 )

Barta K et al, Clin Cardiol 2010; 33: 35-39



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