La classificazione di Killip è un potente predittore indipendente di mortalità nei pazienti con sindromi coronariche acute senza sopraslivellamento ST


La classificazione di Killip permette una valutazione prognostica dell'insufficienza cardiaca nei pazienti con infarto miocardico acuto ( IMA ).

L'importanza prognostica della classificazione di Killip non è ben definita nei pazienti con sindromi coronariche acute senza sopraslivellamento ST.

Lo scopo dello studio è quindi stato quello di verificare il valore predittivo della classificazione di Killip nei pazienti con sindromi coronariche acute senza sopraslivellamento ST, arruolati negli studi clinici GUSTO IIb, PURSUIT, PARAGON A e PARAGON B.

I pazienti in classe Killip II ( n=2.513 ) e III/IV ( n=390 ) sono risultati più anziani di quelli in classe Killip I ( n=23.187 ) e con una maggiore incidenza di diabete, precedente infarto miocardico, depressione ST ed elevati livelli di enzimi cardiaci ( p<0.001 ).

La più alta classe Killip era associata ad una maggiore mortalità a 30 giorni ( classe Killip I: 2,8% ; classe Killip II: 8,8%; classe Killip III/IV: 14,4%; p<0.001 ) e a 6 mesi ( 5%, 14,7%, 23% rispettivamente ).

All'analisi multivariata , la classe Killip III/IV è risultata essere il più potente predittore di mortalità a 30 giorni ( hazard ratio, HR= 2,35 ) e a 6 mesi ( HR= 2,12 ).

La classe Killip II era in grado di predire la mortalità a 30 giorni ( HR= 1,73 ) e a 6 mesi ( HR= 1,52 ).

E' stato osservato che 5 fattori ( età, classificazione di Killip, frequenza cardiaca, pressione sistolica, slivellamento ST ) sono in grado di fornire più del 70% dell'informazione prognostica riguardo alla mortalità a 30 giorni e a 6 mesi. ( Xagena_2003 )

Khot UN et al, JAMA 2003; 290 :2174-2181