Trombosi venosa profonda prossimale: la durata della terapia anticoagulante orale basata sull’ultrasonografia riduce il rischio di recidiva di tromboembolismo venoso


Uno studio ha valutato se la durata della terapia anticoagulante orale sulla base dei risultati dell'ultrasonografia fosse in grado di ridurre il rischio di recidiva di tromboembolismo venoso.

Sono stati arruolati 583 pazienti ambulatoriali con un precedente primo episodio di trombosi venosa profonda prossimale che avevano completato un periodo di tre mesi di terapia anticoagulante.

I pazienti sono stati assegnati in modo casuale a: 1) anticoagulazione a durata fissa ( nessuna ulteriore anticoagulazione per trombosi secondaria e un extra di 3 mesi per trombosi non-provocata ) oppure 2) anticoagulazione a durata flessibile guidata dall’ultrasonografia, ( nessuna ulteriore anticoagulazione nei pazienti con vene ricanalizzate e continuazione dell’anticoagulazione in tutti gli altri pazienti fino a 9 mesi per trombosi venosa profonda secondaria e fino a 21 mesi per trombosi non-provocata ).

L'endpoint primario dello studio era rappresentato dal tasso di recidiva di tromboembolismo venoso durante i 33 mesi del periodo osservazionale.

L'endpoint primario è stato raggiunto dal 17.2% dei pazienti assegnati all’anticoagulazione di durata fissa e nell'11.9% dei pazienti del gruppo anticoagulazione di durata flessibile( hazard ratio aggiustato, HR=0.64 ).

Per i pazienti con trombosi venosa profonda non-provocata l’hazard ratio è stato pari a 0.61 e di 0.81 per quelli con trombosi venosa profonda secondaria.

Il sanguinamento maggiore si è presentato nello 0.7% dei pazienti del gruppo a trattamento di durata fissa e nell'1.5% di quelli a trattamento di durata flessibile ( p=0.67 ). ( Xagena_2009 )

Fonte: Annals of Internal Medicine, 2009



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