Trattamento della sindrome di Mirizzi


Sono stati riportati i casi di sindrome di Mirizzi ( SM ), che si sono presentati nell’arco di 15 anni all’Unità di Chirurgia Generale del Dipartimento di Emergenza dell’Ospedale Cardarelli di Napoli.

Tutti i pazienti sono stati ricoverati e operati in urgenza eccetto uno. In una serie di 12 pazienti si è ricorsi alla colecistectomia in 7 casi. Dei restanti 5 pazienti con fistola colecistocoledocica, si è proceduto a colecistectomia e posizionamento di tubo a T di Kehr in 4 casi ( SM II) e a derivazione bilio-digestiva in 1 caso ( SM III ).

In accordo con la letteratura, il protocollo diagnostico ha previsto l’ecografia per tutti i pazienti, integrata dalla TC ( tomografia computerizzata ) e in un caso dalla colangio-RMN ( risonanza magnetica nucleare ).
Alla diagnosi peoperatoria, fondamentale ai fini della riduzione del rischio di iatrogenia, i chirurghi sono pervenuti solo con l’ausilio della colangio-RMN, utile per il chiarimento del livello di ostruzione e dell’anatomia dell’albero biliare così come per la diagnosi differenziale con le stenosi maligne.
La colangiografia intraoperatoria conserva quindi un suo ruolo.

I chirurghi del Cardarelli non sono mai ricorsi alla CPRE ( colangio-pancreatografia retrograda endoscopica ) che, peraltro, sul piano diagnostico ha indicazioni limitate e, sul piano terapeutico, rappresenta una strategia incompleta.
A causa del rischio di degenerazione neoplastica della sindrome di Mirizzi, trova indicazione la colecistectomia con esame estemporaneo.

Nelle sindromi di Mirizzi di tipo I-II l’orientamento è per la colecistectomia, con o senza drenaggio secondo Kehr, mentre prevale un atteggiamento modulato nelle sindromi di tipo III e una derivazione bilio-digestiva di principio nelle sindromi di tipo IV.
Il ruolo della videolaparoscopia è confinato alle sindromi di tipo I-II. ( Xagena_2008 )

Bartone G et al, Chir Ital 2008; 60: 55-62



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