Chirurgia coronarica: la concentrazione di T3 libera è un forte predittore di bassa portata cardiocircolatoria e mortalità ospedaliera


Esiste evidenza che un’alterata omeostasi tiroidea influenzi negativamente la sopravvivenza dei pazienti sottoposti ad intervento cardiochirurgico.

Uno studio ha valutato il significato prognostico dei bassi livelli di T3 nei pazienti sottoposti a chirurgia coronarica. E’ stato valutato il profilo tiroideo al ricovero in ospedale di 606 pazienti consecutivi candidati all’intervento chirurgico a livello coronarico.
E’ stato esaminato in un modello di regressione logistica l’impatto della concentrazione basale di fT3 e della sindrome preoperatoria da basso T3 ( fT3 minore o uguale a 2.23 pmol/L ) sul rischio di insorgenza di bassa portata cardiocircolatoria e mortalità ospedaliera.

All’analisi multivariata la durata del bypass cardiopolmonare ( odds ratio, OR = 1,025; p = 0,003 ), la procedura in regime di emergenza ( OR = 10,2; p = 0.0001 ), una ridotta frazione di eiezione ( OR = 0.92; p = 0,03 ) e la concentrazione di fT3 ( OR = 0,37; p = 0,001 ) sono risultati indipendentemente correlati allo sviluppo di bassa portata postoperatoria; mentre la concentrazione di fT3 ( OR = 0,32; p=0,003 ) e la frazione di eiezione ( OR= 0,94; p=0,008 ) sono risultati i soli predittori indipendenti di mortalità ospedaliera.

Dallo studio è emersso che i pazienti con sindrome da bassa T3 al ricovero in ospedale sottoposti a chirurgia cardiaca hanno un maggior rischio di sviluppare una sindrome da bassa portata postoperatoria ed hanno una più alta mortalità ospedaliera. ( Xagena_2010 )

Cerillo AG et al, LigandAssay 2010; 15: 140-146



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