L’associazione di Bifidobacterium longum BB536 e di Monacolina K riduce il colesterolo LDL del 27%


Diventano sempre più evidenti i possibili benefici di alcuni nutraceutici nel controllo dei livelli di colesterolo, come ad esempio il riso rosso fermentato che agisce proprio come una statina.
Sono state individuati ceppi di probiotici, tra cui il Bifidobacterium longum BB536, con azioni metaboliche in grado di contrastare l’ipercolesterolemia.

Una ricerca, condotta da Università degli Studi di Milano e dall’Ospedale Niguarda di Milano, ha messo in luce che la combinazione di uno specifico probiotico, il Bifidobacterium longum BB536, con un nutraceutico, la Monacolina K del riso rosso fermentato, porta a una significativa riduzione del colesterolo LDL.

Lo studio è stato condotto su 32 pazienti con ipercolesterolemia moderata, per una durata complessiva di 12 settimane. In queste persone, che non stavano seguendo alcuna terapia ipocolesterolemizzante, il colesterolo totale era di 271 mg/dl, mentre il colesterolo LDL era di 185 mg/dl.
Parte dei pazienti ha assunto il composto a base di Bifidobacterium longum BB536 e Monacolina K del riso rosso fermentato, mentre all’altra metà è stato somministrato un placebo.

Al termine del trattamento di 12 settimane, è stato osservato che l’assunzione orale dell’associazione probiotico e nutraceutico determina una riduzione del colesterolo LDL del 27%, mentre il placebo non ha modificato i livelli plasmatici di colesterolo.

La riduzione del colesterolo LDL avverrebbe con un doppio meccanismo d’azione. Il Bifidobacterium longum BB536, che è un microorganismo che colonizza l’intestino tenue, riduce l’assorbimento intestinale del colesterolo proveniente dai sali biliari, responsabili della suddivisione dei grassi. La Monacolina K, che è il principio attivo del riso rosso fermentato, agisce riducendo la sintesi epatica di colesterolo, con l’inibizione di uno specifico enzima chiamato HMG CoA reduttasi.

I prodotti nutraceutici devono essere assunti in modo corretto, per dosaggi e periodi di trattamento, su pazienti e soggetti ben caratterizzati, possibilmente con il consiglio del proprio medico di fiducia o del farmacista. ( Xagena_2017

Fonte: Dipartimento di Scienze Farmacologiche e Biomolecolari dell’Università degli Studi di Milano, 2017

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