Ipertensione lieve, se associata a sindrome metabolica il rischio cardiovascolare aumenta


Il 40% dei pazienti con ipertensione presenta anche altri fattori di rischio come ipercolesterolemia e sindrome metabolica.

Prima regola, dimagrire: nei pazienti in sovrappeso, un calo di peso del 4% riduce la pressione di 3 mmHg.

L’iperteso con sindrome metabolica spesso è una persona con obesità ventrale, con il colesterolo leggermente sopra la norma e, magari, livelli un pò alti di glucosio nel sangue o resistenza insulinica: questi sono gli squilibri della sindrome, tutti fattori di rischio che, associati tra di loro, innalzano il pericolo di aterosclerosi, infarto e ictus.

Secondo gli studi, il paziente con sindrome metabolica, nell’arco di dieci anni, ha una probabilità del 20% di sviluppare una malattia cardiovascolare e del 50% di sviluppare diabete di tipo II, uno dei più importanti fattori di rischio per il cuore e la circolazione.

Spesso la sindrome è frutto di cattive abitudini alimentari e di uno stile di vita poco sano. Per questo motivo, la regola numero uno per questi pazienti, spesso in sovrappeso, è la dieta e l’attività fisica: perdere il 4% di peso nelle persone in sovrappeso permette di ridurre la pressione arteriosa di almeno 3 mmHg e di normalizzare i valori di lipidi nel sangue. Anche fumo, alcol e sedentarietà devono poi essere corretti.
Se questo non bastasse, sarà il medico, in base alla valutazione della gravità dell’ipertensione e degli altri fattori di rischio cardiovascolare associato, a scegliere il trattamento migliore tra le diverse terapie disponibili.

“Oggi esiste la possibilità di scegliere la migliore terapia tra le diverse classi di farmaci disponibli e i dati dimostrano benefici a lungo termine della riduzione della pressione: la riduzione dei valori pressori abbassa del 40% il rischio di sviluppare ictus e del 25% quello di sviluppare infarto. Il problema è che non sempre i pazienti seguono le terapie”- ha dichiarato Mancia.

Secondo i dati, in media solo il 30% degli ipertesi risulta infatti ben controllato, dato che scende al 21% in Italia, e spesso il motivo del non controllo dei valori pressori deriva dalla mancata aderenza alle terapie da parte dei pazienti, che ‘dimenticano’ il pericolo dell’ipertensione, per molti anni asintomatica.

In Italia soffrono di ipertensione 13 milioni di persone e, nel mondo, ne è colpito il 20% della popolazione.
Infarto, ictus e malattie cardiovascolari possono essere il risultato di questa condizione patologica, malattie che causano nel mondo il 30% totale dei decessi, 17 milioni ogni anno. Solo in Italia si contano 240.000 decessi circa per malattie cardiovascolari, il 44% del totale.( Xagena_2005 )



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