Il rischio di insufficienza cardiaca è ridotto dall’intensa attività fisica
L’elevato indice di massa corporea ( BMI ) nel range obesità ( maggiore o uguale a 30 kg/m2 ) è associato ad un eccesso di rischio di insufficienza cardiaca. Tuttavia, l’impatto del sovrappeso o della pre-obesità ( BMI compreso tra 25 e 29 kg/m2 ), e dell’attività fisica sul rischio di scompenso cardiaco non è ben definito.
Uno studio prospettico di coorte ha riguardato 21.094 uomini ( età media 53 anni ) senza nota malattia coronarica al basale, arruolati nel Physicians’ Health Study.
Sono stati esaminati gli effetti singoli e combinati dell’indice BMI e dell’attività fisica vigorosa sull’incidenza di insufficienza cardiaca dal 1982 al 2007.
Nel corso del periodo osservazionale ( valore medio: 20.5 anni ), 1109 partecipanti hanno sviluppato un’insufficienza cardiaca di nuova insorgenza.
All’analisi multivariata, ogni aumento di 1-kg/m2 nell’indice BMI era associato a un incremento dell’11% nel rischio di scompenso cardiaco.
Rispetto ai partecipanti magri, i soggetti in sovrappeso hanno presentato un aumento del 49% del rischio di insufficienza cardiaca, e del 180% i soggetti obesi.
L’intensa attività fisica ha prodotto invece una riduzione del 18% nel rischio di scompenso cardiaco.
Nessuna interazione è stata trovata tra indice BMI e attività fisica vigorosa e rischio di insufficienza cardiaca.
Gli uomini magri attivi ( attività fisica da 1 a 3 volte al mese ) hanno presentato il più basso rischio di scompenso cardiaco, mentre gli uomini obesi inattivi ( rara attività fisica intensa o mai ) il più alto.
Rispetto agli uomini magri attivi, l’hazard ratio ( HR ) è stato pari a 1.19, 1.49, 1.78, 2.68 e 3.93, rispettivamente, per gli uomini magri inattivi, sovrappeso attivi, sovrappeso inattivi, obesi attivi, e obesi inattivi.
In questa coorte di uomini, gli elevati livelli di BMI, anche nel range della pre-obesità, sono risultati associati ad un aumentato rischio di insufficienza cardiaca, e l’intensa attività fisica era associata ad un ridotto rischio. ( Xagena_2009 )
Kenchaiah S et al, Circulation 2009 ; 119 : 44-52
Link: MedicinaNews.it