Scompenso cardiaco: l’impiego dell’ICD è appropriato ?
Diversi studi clinici hanno fornito evidenza che l’impiego del defibrillatore cardioverter impiantabile ( ICD ) nella prevenzione della morte cardiaca improvvisa nei pazienti con insufficienza cardiaca.
Tuttavia, dall’impiego degli ICD in questi pazienti sono emersi diversi problemi.
Si stima che il 20-35% dei pazienti con insufficienza cardiaca che hanno ricevuto un defibrillatore impiantabile per la prevenzione primaria andrà incontro ad uno shock appropriato entro 1-3 anni dall’impianto, mentre un terzo dei pazienti sperimenterà uno shock non-appropriato.
Uno shock da ICD è associato ad un aumento della mortalità di 2-5 volte, e la causa più comune è la progressione dello scompenso cardiaco.
Il tempo mediano dallo shock iniziale alla morte varia da 168 a 294 giorni in base all’eziologia dello scompenso cardiaco e all’appropriatezza della terapia con ICD.
Nonostante questa prognosi, le attuali lineeguida non forniscono un chiaro approccio graduale nella gestione di questi pazienti ad alto rischio.
Uno shock emesso da un ICD aumenta il rischio di un evento di scompenso cardiaco.
Diverse combinazioni di interventi farmacologici e interventi basati su dispositivi, come l’aggiunta di Amiodarone ( Cordarone ) alla terapia di base con beta-bloccanti, l’aggiustamento della sensibilità dell’ICD, e l’impiego di pacing antitachicardico possono ridurre i futuri shock inappropriati e appropriati.
Dopo uno shock il paziente deve essere sottoposto ad attento monitoraggio, poiché il rischio di morte cardiaca improvvisa si trasforma in un aumento del rischio di evento associato allo scompenso cardiaco. ( Xagena_2009 )
Mishklin JD et al, J Am Coll Cardiol 2009; 54: 1993-2000
Link: MedicinaNews.it
Cardio2009