Melanoma: la doppia immunoterapia cronicizza il tumore metastatico


Quasi la metà dei pazienti ( 48% ) affetti da melanoma metastatico, trattati in prima linea con la combinazione di due molecole immunoncologiche, Nivolumab ( Opdivo ) e Ipilimumab ( Yervoy ), è viva a 7 anni e mezzo.

Sono stati presentati i dati aggiornati della duplice immunoterapia dallo studio Checkmate 067 che ha arruolato 945 persone.

Il melanoma ha costituito il modello ideale per verificare l’efficacia della immunoterapia contro il cancro.
Fino a pochi anni fa, non esistevano terapie realmente efficaci contro questo tumore della pelle, molto aggressivo in fase metastatica. Oggi la storia della malattia è cambiata e l’obiettivo della cronicizzazione è possibile per sempre più persone.

Il dato dello studio Checkmate 067 fornisce elementi a supporto dell’efficacia della combinazione Nivolumab e Ipilimumab in prima linea, con il 48% dei pazienti metastatici vivo a 7 anni e mezzo. La sopravvivenza globale mediana è stata di 72,1 mesi con la combinazione, rispetto a 36,9 mesi con Nivolumab e a 19,9 con Ipilimumab.

Nel 2020, in Italia, sono state stimate quasi 14.900 nuove diagnosi di melanoma.

Sono stati anche presentati i dati dello studio RELATIVITY-047 su Opdualag, la combinazione di Relatlimab e Nivolumab, in prima linea.
Relatlimab è una nuova molecola immunoncologica, inibitore del checkpoint immunitario LAG-3.
Nello studio internazionale sono stati coinvolti 714 pazienti con melanoma metastatico o non-operabile.

LAG-3 può essere paragonato a un freno, utilizzato dal tumore per aggirare la risposta alle terapie immunologiche, che si affianca a quelli già noti come PD-1 e CTLA-4. Questa proteina svolge un ruolo decisivo nella resistenza ai farmaci anti-PD1 come Nivolumab.

Sono molto incoraggianti i dati relativi alle risposte e alla sopravvivenza globale, a un follow up mediano di 19,3 mesi. La combinazione Relatlimab e Nivolumab ha mostrato risposte nel 43,1% dei pazienti contro il 32,6% con la monoterapia a base di Nivolumab.
Inoltre, la sopravvivenza globale mediana non è stata ancora raggiunta con la combinazione rispetto a 34,1 mesi della monoterapia con Nivolumab, e la riduzione del rischio di morte è stato pari al 20%.

Come è emerso nell’analisi delle sottopopolazioni, l’attività della combinazione Relatlimab e Nivolumab è indipendente dall’espressione di LAG-3 e dall’eventuale mutazione del gene BRAF e sembra funzionare meglio nei pazienti PD-L1 negativi. ( Xagena_2022 )

Fonte: Congresso della Società Americana di Oncologia Clinica ( ASCO ), 2022

Xagena_Medicina_2022