Melanoma metastatico V600 mutato: la doppia inibizione di BRAF e di MEK è superiore alla sola inibizione di BRAF


Nei pazienti con melanoma metastatico V600 mutato, non-pretrattati, tre studi di fase III, due in doppio cieco e uno in aperto, hanno mostrato in modo concorde che la doppia inibizione di BRAF e di MEK è superiore alla sola inibizione di BRAF in termini di percentuale di risposte globali ( 45-51% vs 64-68% ), durata della risposta ( 7.3 vs 13.8 ), sopravvivenza libera da progressione ( 9-11 mesi con 4 mesi di incremento ) e sopravvivenza globale ( incremento del 30-40% ), anche se il follow-up non permette una valutazione conclusiva sulla sopravvivenza globale.

La combinazione di un inibitore di MEK con un inibitore di BRAF riduce inoltre in modo significativo la tossicità cutanea ( carcinoma squamocellulare, cheratoacantomi e papillomi cutanei ).

Non è invece risultata ridotta la fotosensibilizzazione indotta da Vemurafenib e la febbre indotta da Dabrafenib che risulta aumentata nella combinazione ( 53% vs 21% ), con diminuzione della frazione di eiezione ( sia per Trametinib che per Cobimetinib ) e incremento di retinopatia.

Un follow-up maggiore consentirà di comprendere se sia aumentata, e di quanto, la percentuale di pazienti lungo sopravviventi, senza insorgenza di resistenza ( circa il 5-8% con il solo inibitore di BRAF ), e se possano essere confermati i risultati a lungo termine della fase II che hanno indicato mediane di sopravvivenza globale di 25 mesi.

Sono da valutare nel lungo periodo le alterazioni della funzionalità cardiaca.

Il dato rilevante che nel periodo compreso tra il 2011 e il 2014, la sopravvivenza globale nel melanoma metastatico con mutazione BRAF è triplicata rispetto alla sopravvivenza globale ottenibile con trattamento chemioterapico. ( Xagena_2014 )

Fonte: The New England Journal of Medicine, 2014

Xagena_Medicina_2014