Dermatite atopica: Dupilumab, un nuovo farmaco sperimentale per le forme più gravi


La dermatite atopica, anche nota come eczema, è diffusa ad ogni età. Si tratta della più frequente malattia infiammatoria della pelle e in Italia riguarda circa il 2-5% della popolazione adulta.

Nonostante in Italia ci siano oltre 35.500 afferenti ai Centri specialistici di Dermatologia di cui 7.721 presentano la malattia nella sua forma grave, la conoscenza in merito alla dermatite atopica è piuttosto scarsa sia da parte della popolazione generale che tra i medici stessi.
Si tratta di una patologia cutanea cronica che colpisce la pelle del viso e del corpo di neonati, bambini e adulti la cui incidenza è aumentata negli ultimi 30 anni, in particolare nel mondo Occidentale.

Negli adulti, le lesioni cutanee tendono a investire le zone del collo, décolleté, la parte interna dei gomiti, il retro delle ginocchia, le mani, i piedi, il viso e il cuoio capelluto.

Inoltre, si ritiene che la dermatite atopica non sia solo una malattia cutanea ma una malattia a impatto sistemico, in grado di coinvolgere organi diversi. Questo è dimostrabile considerando che il cosiddetto difetto di barriera epidermica ( lesioni sulla pelle ), presente nella dermatite atopica, può essere il punto di inizio per una successiva sensibilizzazione respiratoria e condurre a quella che è definita marcia atopica: una proporzione consistente di pazienti svilupperà, nel corso della vita, asma e rinite allergica.
Inoltre, la dermatite atopica si presenta come malattia sistemica tramite l’associazione con molteplici altre malattie: dalla congiuntivite sino, in alcuni casi, a compromissione renale, coinvolgimento gastrointestinale o sindrome metabolica.

Il fattore più penalizzante della dermatite atopica è quello psicologico ed emozionale. Non solo perché elementi come lo stress possono scatenare o peggiorare la malattia, ma perché i sintomi principali, come il prurito intenso, le escoriazioni, i forti arrossamenti della pelle, possono condizionare anche molto negativamente la vita personale e le relazioni sociali, con conseguenti ricadute sulla qualità di vita e quindi sulla sfera psicologica della persona che ne è affetta. Non è un caso che i malati manifestino solitamente anche altre problematiche, quali insonnia, stress, discriminazione, sfiducia, fino a quadri depressivi.

Anche solo un fattore come il persistente prurito notturno può causare insonnia, senza considerare le ripercussioni psicologiche sulla vita sociale per una malattia molto visibile fino a incidere così tanto da condizionare non solo le attività quotidiane familiari e ricreative ma persino le scelte dei percorsi di carriera o studio da parte dei pazienti, con importanti limitazioni.

Le attuali terapie sono prevalentemente di natura topica e tendono a non interferire col meccanismo patogenetico di base della malattia. Si va dagli antinfiammatori e immunomodulatori topici come glucocorticoidi in pomata, fino agli antistaminici orali. Tutto questo accompagnato da molte indicazioni sulle abitudini di vita ( idratazione, uso di emollienti, ricostituenti dermici, idroterapia e climaterapia o alimentazione adeguata ). Nei casi più difficili è possibile utilizzare terapie sistemiche ad azione immunosoppressiva.
Tuttavia, in molti casi di natura da moderata a grave, continua a persistere una risposta non-adeguata, con notevole impatto sulla qualità di vita dei pazienti.

Le terapie sistemiche esistenti, indicate nei pazienti gravi che non rispondono a precedenti trattamenti a livello cutaneo, presentano effetti collaterali di una certa rilevanza oltre che richiedere un’attività di monitoraggio attento e continuativo.

Tra le novità terapeutiche presentate al Meeting annuale dell’American Academy of Dermatology ( AAD ), anche i risultati dello studio di fase 3 CHRONOS, condotto sul farmaco sperimentale Dupilumab.
Lo studio, della durata di un anno, ha mostrato come i pazienti adulti con dermatite atopica da moderata a grave non adeguatamente controllata, trattati con il farmaco sperimentale Dupilumab associato a corticosteroidi topici, abbiano ottenuto un significativo miglioramento della malattia rispetto all’utilizzo dei soli corticosteroidi topici, in termini soprattutto di miglioramento delle lesioni cutanee e della gravità complessiva della malattia e riduzione del prurito, con ricadute positive dirette sulla qualità di vita. ( Xagena_2017 )

Fonte: Sanofi, 2017

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