Alopecia areata: gli inibitori di JAK stimolano la ricrescita dei capelli rispetto al placebo


Da una revisione sistematica della letteratura e metanalisi, è emerso che gli inibitori della Janus chinasi (J AK ) sono in grado, nei pazienti affetti da alopecia areata, di stimolare la crescita dei capelli rispetto al placebo, soprattutto nella formulazione orale.

L'analisi di sette studi ha riguardato quasi 2.000 pazienti; la probabilità di ottenere un miglioramento del 50% nella gravità della malattia è risultate essere oltre cinque volte maggiori per i pazienti che avevano ricevuto un inibitore di JAK, rispetto a quelli sottoposti al placebo.

Tuttavia permangono dubbi sul fatto che questi farmaci siano superiori al placebo e se la via di somministrazione influisca sugli esiti.
Per rispondere a queste domande è stata condotta una revisione sistematica e una metanalisi degli studi pubblicati.

L'analisi ha interessato sette studi randomizzati e controllati che hanno coinvolto un totale di 1.710 pazienti ( fascia di età media 36,3-69,7 anni ) con alopecia areata; i punteggi medi basali di gravità della malattia SALT ( Severity of Alopecia Tool ) erano compresi tra 59,5 e 87,9.
Tutti gli studi hanno valutato l'efficacia e la sicurezza degli inibitori JAK, rispetto al placebo.
Due studi riguardavano gli agenti topici Ruxolitinib e Delgocitinib e altri cinque studi si sono concentrati sugli agenti orali Ritlecitinib, Brepocitinib, Deuruxolitinib e Baricitinib.

Gli endpoint primari di interesse erano la percentuale di pazienti che raggiungevano un miglioramento del 30%, 50% e 90% nel punteggio SALT rispetto al basale, la variazione del punteggio SALT rispetto al basale e gli eventi avversi correlati al trattamento.

Cinque studi per un totale di 1.455 pazienti hanno riportato con il trattamentoc on gli inibitori JAK una maggiore riduzione dei punteggi SALT ( differenza media -34,52 ) rispetto al basale in confronto al placebo, senza una maggiore incidenza di eventi avversi correlati al trattamento ( rischio relativo, RR, 1,25 ).
Inoltre, rispetto al placebo, questi farmaci sono risultati associati a una maggiore probabilità di raggiungere una risposta SALT 30, anch se l'evidenza di certezza era molto bassa.

Cinque studi per un totale di 482 pazienti hanno segnalato una risposta SALT 50. E' emerso che gli inibitori JAK erano associati a una maggiore probabilità di ottenere questo risultato rispetto al placebo ( odds ratio, OR, 5,28 ).

Una risposta SALT 90 è stata riportata da cinque studi su 1.502 pazienti complessivi, con una maggiore probabilità del trattamento attivo di raggiungere questo risultato rispetto al placebo ( OR 8,15 ).

Questi risultati sono in linea con altre revisioni sistematiche e metanalisi; tutti gli inibitori JAK studiati sembrano avere un’efficacia simile.

E' da approfondire la sicurezza e l'efficacia di queste molecole nel lungo periodo.
Gli inibitori di JAK presentano nella scheda tecnica avvertimenti in black box su rischio cardiaco, cancro, infezioni, coaguli ematici. ( Xagena_2023 )

Fonte: JAMA Network Open, 2023

Xagena_Medicina_2023