Ripigmentazione della vitiligine stabile. Parte I

A cura di Sergio Capurro

Le acromie cutanee, frequenti dopo lesioni chimiche, fisiche e meccaniche e le aree affette da vitiligine stabilizzata possono essere ripigmentate. La ripigmentazione si ottiene innestando nelle aree acromiche disepitelizzate cheratinociti e melanociti autologhi coltivati freschi (Capurro 1993). Il trattamento consiste nel prelevare dal paziente 1 cmq di cute normopigmentata e di inviarla ad un laboratorio per la coltivazione dell'epidermide (la cute è stata coltivata presso i Laboratori di ingegneria dei tessuti, dell'IDI di Pomezia) La cute deve risultare pigmentata uniformemente alla luce di Wood. Il campo operatorio viene disinfettato con una soluzione di iodiovililpirrolidone e lavato accuratamente con soluzione fisiologica. Dopo circa tre settimane è pronta una adeguata superficie di cheratinociti e melanociti, in rapporto fisiologico; é possibile ottenere una superficie 10.000 volte più ampia del prelievo cutaneo. Quando la cultura è pronta si procede alla disepitelizzazione timedchirurgica dell'area acromica. Per facilitare la disepitelizzazione è necessario che il paziente applichi nei 15 giorni che precedono l'intervento una crema all'urea dal 10 al 30%. Per maggiori informazioni sull'argomento è possibile consultare il sito www.e-dermatologia.it (Xagena 2000) (Sergio Capurro, Timedchirurgia dermatologica, plastica, estetica, Ed. D'Arsnoval Korpo, Genova. 2000)

(Keywords: vitiligine, acromie cutanee, ripigmentazione, timedchirurgia)