Diabete mellito di tipo 2: sicurezza ed efficacia delle incretine


Il ruolo delle terapie farmacologiche che aumentano il pathway dell’incretina nel trattamento del diabete mellito di tipo 2, non è ben definito.

Ricercatori della Tufts-New England Medical Center a Boston negli Stati Uniti, hanno compiuto una revisione con l’obiettivo di valutare l’efficacia e la sicurezza della terapia basata sull’incretina, nei pazienti adulti con diabete di tipo 2.

E’ stata compiuta una ricerca di studi clinici controllati, randomizzati, con i mimetici dell’incretina, analogo GLP-1 ( glucagonlike peptide 1 ) o di un enhancer, l’inibitore DPP-4 ( dipeptidyl peptidase 4 ).

Gli studi dovevano avere una durata di almeno 12 settimane, confrontare la terapia basata sull’incretina con il placebo oppure con altri farmaci contro il diabete, e riportare i dati dell’emoglobina glicata ( HbA1c ) negli adulti non gravidi.

Ventinove studi hanno incontrato i criteri di inclusione.

Le incretine abbassano i livelli di emoglobina A1c, rispetto al placebo ( differenza media pesata: -0.97% per gli analoghi di GLP-1, e –0.74% per gli inibitori di DPP-4 ), non risultando inferiori ad altri farmaci ipoglicemici.

Il trattamento con analoghi GLP-1 ha prodotto perdita di peso ( 1.4 kg e 4.8 kg versus placebo ed insulina rispettivamente ), mentre gli inibitori DPP-4 non hanno influenzato il peso corporeo.

Gli analoghi GLP-1 hanno presentato più effetti collaterali gastrointestinali ( risk ratio RR=2.9 per la nausea e 3.2 per il vomito ).

Gli inibitori di DPP-4 sono risultati associati ad un aumentato rischio di infezioni ( RR=1.2 per la nasofaringite, e 1.5 per l’infezione del tratto urinario ) e cefalea ( RR=1.4 ).

La revisione ha mostrato che la terapia con incretina offre un’opzione alternativa ai farmaci ipoglicemici attualmente disponibili per i pazienti adulti non gravidi e con diabete di tipo 2, con una modesta efficacia ed un favorevole impatto sul peso corporeo.

Tuttavia, è necessaria un’attenta sorveglianza post-marketing per il presentarsi di eventi avversi, soprattutto per gli inibitori DPP-4. ( Xagena_2007 )

Renee E et al, JAMA 2007; 298: 194-206



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