Pazienti con diabete mellito e insufficienza cardiaca: relazione tra emoglobina A1C e mortalità


L’obiettivo di uno studio è stato quello di esaminare la relazione tra emoglobina glicosilata ( HbA1c ) ed esiti avversi nei pazienti diabetici con insufficienza cardiaca.

Nonostante la coesistenza comune di diabete mellito e scompenso cardiaco, precedenti studi che hanno analizzato l’associazione tra emoglobina glicata ed esiti in questa popolazione sono limitati e hanno portato a risultati discordanti.

In uno studio retrospettivo su una coorte di 5.815 veterani con insufficienza cardiaca e diabete trattati presso i Veterans Affairs Medical Centers è stata valutata l’associazione tra quintili crescenti ( da Q1 a Q5 ) di emoglobina glicosilata e rischio di ospedalizzazione per insufficienza cardiaca.

A 2 anni di follow-up, la morte è sopraggiunta nel 25% dei pazienti nel quintile Q1 ( HbA1c inferiore o uguale a 6.4% ), nel 23% nel quintile Q2 ( maggiore di 6.4%, inferiore o uguale a 7.1% ), nel 17.7% nel quintile Q3 ( maggiore di 7.1%, inferiore o uguale a 7.8% ), nel 22.5% nel quintile Q4 ( maggiore di 7.8%, inferiore o uguale a 9% ) e nel 23.2% nel quintile Q5 ( maggiore di 9% ).

Dopo aggiustamento per potenziali fattori confondenti, il quintile centrale ( Q3 ) ha mostrato ridotta mortalità in confronto con il quintile più basso ( hazard ratio aggiustato per il rischio: 0.73; p = 0.001 ).

I tassi di ospedalizzazione per insufficienza cardiaca a 2 anni sono aumentati con l’aumentare del quintile di emoglobina glicosilata ( Q1: 13.3%; Q2: 13.1%; Q3: 15.5%; Q4: 16.4% e Q5: 18.2% ), ma questa associazione non è risultata statisticamente significativa dopo aggiustamento per potenziali fattori confondenti.

In conclusione, l’associazione tra mortalità ed emoglobina glicosilata in pazienti diabetici con scompenso cardiaco appare a forma di U, con il più basso rischio di morte nei pazienti con modesto controllo glicemico ( HbA1c: maggiore di 7.1%, inferiore o uguale a 7.8% ).
Sono necessari studi prospettici per definire gli obiettivi ottimali del trattamento in questi pazienti. ( Xagena_2009 )

Aguilar D et al, J Am Coll Cardiol 2009; 54: 422-428



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