Angioplastica degli arti inferiori nei pazienti con e senza diabete e con arteriopatia obliterante degli arti inferiori: dati di follow-up a 5 anni


Obiettivo di uno studio è stato quello di valutare la prevalenza dei fattori di rischio, delle comorbilità e degli outcome clinici a 5 anni in una popolazione selezionata di pazienti con arteriopatia obliterante degli arti inferiori sintomatica ( stadio IIb-IV ), diabetici e non-diabetici, sottoposti a rivascolarizzazione percutanea degli arti inferiori.

Sono stati inclusi 103 pazienti ( M=57, F=46 ) di età media 70,1 ± 7,2 anni, con diagnosi clinica e strumentale di arteriopatia obliterante degli arti inferiori sintomatica, sottoposti a procedura di rivascolarizzazione endovascolare ( 2001-2003 ).

I pazienti sono stati sottoposti a valutazione clinica, a determinazione di parametri bioumorali di rischio cardiovascolare e ad accertamenti strumentali preliminari ( eco-Doppler, angio-TC, angio-RMN ) per l’indicazione all’intervento.
Tutti i pazienti sono stati rivalutati clinicamente e con esame ultrasonografico a 1, 3 e 5 anni dalla procedura.

Tra i principali fattori di rischio, particolare rilievo rivestono l’ipertensione ( 82,5% ), la storia di tabagismo ( 75,7% ), il diabete mellito ( 56,3% ) e la dislipidemia ( 54,4% ).

Dei pazienti selezionati, all’ingresso nello studio il 34% era affetto da cardiopatia ischemica, il 34% era affetto da concomitante arteriopatia carotidea e il 44,7% da insufficienza renale cronica.

Entro 5 anni dalla rivascolarizzazione, per 24 soggetti ( 23,3% ) è stato necessario un secondo intervento sull’arto precedentemente trattato e per 24 soggetti ( 23,3% ) sull’arto controlaterale.
Quarantotto pazienti ( 46,6% ) si sono mantenuti asintomatici per claudicatio.

Nell’arco dei 5 anni di follow-up il 33% dei soggetti rivascolarizzati è stato colpito da eventi cardiovascolari maggiori ( infarto miocardico acuto, ictus ischemico ).
La mortalità globale per cause cardiovascolari è risultata essere del 25,3%, mentre quella per cause non-vascolari dell’8,7%.

A 5 anni, nel gruppo dei diabetici ( n=58, 56,3% ) l’incidenza di eventi cardiovascolari maggiori è risultata essere significativamente superiore rispetto ai non-diabetici ( 41,4% vs 22,2%, p < 0,05 ). Anche la mortalità cardiovascolare è risultata essere più elevata ( 20,7% ) rispetto a quella osservata nei non-diabetici ( 11,1%, ns ).

In conclusione, nella popolazione oggetto dello studio i dati di follow-up hanno dimostrato come la sola rivascolarizzazione endoluminale sia stata in grado di indurre remissione completa della sintomatologia a 5 anni in poco meno del 50% dei pazienti, e che in oltre il 40% dei pazienti si sia reso necessario un secondo intervento di rivascolarizzazione entro 5 anni.
I pazienti diabetici sono risultati quelli su cui grava il maggior rischio di incidenza di eventi cardiovascolari maggiori e di mortalità, oltre che di prevalenza di localizzazioni aterosclerotiche multidistrettuali.
Nell’approccio terapeutico del paziente con arteriopatia periferica sintomatica si è rilevata imprescindibile la valutazione delle condizioni anatomofunzionali del circolo coronarico e carotideo e il trattamento aggressivo dei fattori di rischio cardiovascolare. ( Xagena_2011 )

Da Porto A et al, G It Diabetol Metab 2011;31:185-191

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