La fibrillazione atriale, un marcatore prognostico di morte improvvisa nei pazienti con diabete mellito


I pazienti con diabete mellito sono a più alto rischio di aritmie cardiache e di morte cardiaca improvvisa. Nonostante numerosi studi, condotti sia sull’animale sia sull’uomo, i meccanismi dell’aumentata vulnerabilità elettrica ventricolare nel diabete mellito rimangono ancora da definire e si ritiene che una concomitanza di più fattori possa facilitarne l’insorgenza.

L’ateroscelosi coronarica nonchè la microangiopatia frequentemente presenti nel diabete mellito favoriscono l’insorgenza di ischemia miocardica che predispone alle aritmie cardiache. Inoltre, la disfunzione del sistema nervoso autonomico, sia simpatico che parasimpatico, che spesso si associa al diabete, può influenzare negativamente la stabilità elettrica del cuore predisponendolo ad aritmie anche maligne.

In corso di diabete mellito si riscontrano comunemente all’elettrocardiogramma ( ECG ) anomalie della ripolarizzazione cardiaca con allungamento dell’intervallo QT/QTc e alterazione dell’onda T, fenomeni che notoriamente destabilizzano elettricamente il cuore attraverso una profonda dispersione dei periodi refrattari con conseguente predisposizione all’aritmogenesi.

Appare quindi che molteplici fattori, comunemente presenti nel paziente affetto da diabete, contribuiscano con meccanismi differenti e complessi ad alterare l’elettrofisiologia cardiaca a tal punto da rendere il cuore più vulnerabile alle aritmie cardiache e alla morte improvvisa.

Un recente studio prospettico della durata di cinque anni ha dimostrato che il diabete mellito è un predittore indipendente di progressione della fibrillazione atriale e che tale progressione può rimanere silente.
Un altro studio prospettico ha dimostrato che i pazienti con diabete mellito di tipo 2 e fibrillazione atriale sono a più alto rischio di morte rispetto a pazienti diabetici senza fibrillazione atriale.

La fibrillazione atriale, così frequentemente osservata nei diabetici e nelle persone anziane, non deve essere più considerata come un’aritmia benigna ma come un marcatore prognostico negativo di morte improvvisa. ( Xagena_2010 )

Pappone C, Santinelli V, Minerva Cardioangiologica 2010; 58: 269-276



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