Mieloma: la negatività della malattia minima residua è un fattore prognostico attendibile per la sopravvivenza libera da progressione a prescindere da terapia, fattore di rischio e stadio della malattia
Su Blood, rivista della American Society of Hematology ( ASH ), è stata pubblicata una analisi dei campioni di pazienti coinvolti nello studio clinico Intergroupe Francophone du Myéloma ( IFM ) del 2009.
L'analisi ha confermato l’utilità del valore della malattia minima residua ( MMR ) quale indicatore predittivo nel mieloma multiplo quando questo viene misurato attraverso la piattaforma di sequenziamento di nuova generazione ( next-generation sequencing, NGS ) altamente sensibile di Adaptive per rilevare la presenza della malattia prima e dopo la terapia di mantenimento.
L'analisi ha valutato l'impatto di una malattia MMR negativa sulla sopravvivenza libera da progressione ( PFS ) e sulla sopravvivenza globale ( OS ), e ha dimostrato che la malattia MMR possiede un valore prognostico sia per la sopravvivenza PFS sia per la sopravvivenza OS.
La valutazione approfondita ottenuta attraverso il test di negatività della malattia MMR - definita nell'analisi come meno di una cellula mielomatosa su 1 milione di cellule sane ( ovvero 10-6 ) - si è dimostrata il fattore prognostico più valido per quanto riguarda la sopravvivenza PFS, a prescindere dalla terapia, dalle considerazioni citogenetiche ( fattori di rischio ) o dallo stadio della malattia.
Il raggiungimento e il mantenimento di una malattia MMR negativa, indipendentemente dalla terapia, si sono tradotti in una sopravvivenza PFS e una sopravvivenza OS significativamente superiori rispetto ai pazienti rimasti MMR-positivi.
Il mieloma è un tumore incurabile delle plasmacellule presenti nel midollo osseo. Si tratta della seconda forma più comune di tumore del sangue che colpisce con un’incidenza più alta di 1.5 fra gli uomini rispetto alle donne.
Per malattia minima residua si intende una piccola quantità di cellule tumorali che possono rimanere nel corpo del paziente dopo la terapia, che spesso non causano alcun segno o sintomo ma, in realtà possono portare a una recidiva della malattia.
Queste cellule tumorali residue possono essere presenti a livelli molto bassi e la loro identificazione richiede l'uso di test altamente sensibili.
Anche quantità piccolissime di malattia MMR durante e dopo il trattamento possono influire in misura considerevole sul successo della terapia e sui risultati per i pazienti.
Un test è in grado di stabilire in modo affidabile la presenza e la quantità di malattia MMR, anche a livelli estremamente ridotti, e può essere utilizzato sia negli studi sia in ambito clinico per predirne gli esiti, indirizzare la gestione del paziente e migliorarne le cure.
Lo studio IFM 2009 ha analizzato la relazione tra lo stato della malattia MMR, la sopravvivenza OS e la sopravvivenza PFS in due diversi bracci di trattamento.
Nell'analisi pubblicata su Blood, un sottogruppo di pazienti ( N= 224 ) è stato valutato utilizzando il test NGS per la malattia MMR prima del mantenimento, mentre 183 pazienti sono stati valutati dopo il mantenimento.
Il DNA estratto da campioni di midollo osseo congelato è stato sequenziato usando una prima versione del test NGS per la MMR di Adaptive che incorpora tecnologie per la rilevazione della malattia MMR noto come clonoSEQ.
Valori negativi della malattia MMR sono stati associati a una sopravvivenza PFS prolungata prima ( P minore di 0.001 ) e dopo il completamento ( P minore di 0.001 ) della terapia di mantenimento, dimostrando che il test NGS per la malattia MMR è altamente predittivo degli esiti clinici.
La sopravvivenza PFS è risultata significativamente superiore nei pazienti che hanno raggiunto e mantenuto la negatività della malattia MMR ( inferiore a 10-6 ) rispetto ai pazienti che erano MMR-positivi ( P minore di 0.001 ).
Il rischio di progressione era di quasi due volte superiore nei pazienti con un livello di malattia MMR di 10-6 - 10-5 rispetto ai pazienti MMR-negativi ( inferiore a 10-6 ) all'inizio della terapia di mantenimento ( RR = 1.94; IC del 95%: da 1.03 a 3.63; P = 0.04 ) ed era di quasi tre volte superiore quando la malattia MMR veniva rilevata al termine della terapia di mantenimento ( RR=2.81; IC del 95%: da 1.50 a 5.24; P=0.001 ).
Anche la sopravvivenza globale è risultata significativamente superiore nei pazienti MMR-negativi rispetto ai pazienti MMR-positivi.
La sopravvivenza globale a 4 anni dall'inizio della terapia di mantenimento è risultata pari al 94% per i pazienti MMR-negativi e al 79% per quelli MMR-positivi ( RR=0.24; IC del 95%: da 0.11 a 0.54; P=0.001 ).
La sopravvivenza globale a 3 anni dal completamento della terapia di mantenimento è risultata pari al 96% per i pazienti MMR-negativi e all'86% per i pazienti MMR-positivi ( RR = 0.26; IC del 95%: da 0.10 a 0.68; P = 0.008 ).
La sopravvivenza PFS e la sopravvivenza OS erano significativamente superiori per i pazienti che avevano raggiunto la negatività della MMR o erano diventati MMR-negativi al termine della terapia di mantenimento, indicando quindi la necessità di misurare, in ambito clinico, il valore della MMR nel corso del tempo ( P inferiore a 0.001 )
Nello studio IFM 2009, la malattia MMR è stata anche valutata per mezzo della citometria a flusso multiparametrica convenzionale, in grado di rilevare una cellula mielomatosa su 10.000 cellule sane ( 10-4 ).
I risultati della citometria a flusso erano stati precedentemente pubblicati su The New England Journal of Medicine.
Dei 233 pazienti che erano stati precedentemente identificati come MMR-negativi nella sperimentazione IMF 2009 in base ai risultati della citometria a flusso multiparametrica, 113 pazienti ( 48% ) sono risultati MMR-positivi usando il test NGS per la malattia MMR. ( Xagena_2018 )
Fonte: Adaptive Biotechnologies, 2018
Xagena_Medicina_2018