Mieloma multiplo: efficacia di Carfilzomib come nuovo trattamento di prima linea
L'inclusione di Carfilzomib ( Kyprolis ), una nuova terapia mirata per il mieloma multiplo, in combinazione con Lenalidomide ( Revlimid ) e Desametasone ( Decadron ) a basso dosaggio, ha prodotto completa o quasi-completa remissione nella maggioranza dei pazienti con mieloma multiplo.
Il mieloma multiplo è un tumore delle plasmacellule, cellule del sistema immunitario che secernono grandi quantità di anticorpi.
Le cellule tumorali del mieloma producono anticorpi specifici in eccesso, che possono danneggiare i reni e altri organi, indebolendo il sistema immunitario e possono anche causare la distruzione dell'osso, con conseguente dolore e fratture.
Fino a poco tempo fa, il trattamento standard per il mieloma multiplo, si basava sulla chemioterapia e sugli steroidi. Tuttavia, queste terapie non si sono dimostrate molto efficaci nell’eradicare le cellule tumorali; inoltre possono essere causa di grave tossicità, in quanto distruggono le normali cellule del midollo osseo assieme alle cellule tumorali.
Negli ultimi anni, l'introduzione di nuovi farmaci come Bortezomib, Lenalidomide e Talidomide, con tossicità specifica per le cellule tumorali rispetto alle cellule normali, ha rivoluzionato il trattamento del mieloma multiplo, aumentando la durata della remissione e allungando la vita dei pazienti affetti da mieloma, con limitata tossicità rispetto alla chemioterapia standard.
Un farmaco emergente nel trattamento del mieloma multiplo è Carfilzomib, un inibitore del proteasoma di seconda generazione, che ha mostrato risultati promettenti in studi clinici condotti su pazienti con recidiva e/o mieloma multiplo refrattario.
Uno studio preliminare ha esaminato Carfilzomib in combinazione con Lenalidomide e Desametasone a basso dosaggio nel mieloma multiplo recidivante, e ha dimostrato che l'associazione fornisce risposte molto incoraggianti con una minore tossicità, in confronto agli approcci di trattamento standard.
Un nuovo studio multicentrico di fase I/II ha valutato l'efficacia e la sicurezza del farmaco nel mieloma multiplo di nuova diagnosi con questo recente regime di trattamento.
Lo studio ha coinvolto 53 pazienti con nuova diagnosi di mieloma multiplo, che hanno ricevuto un regime a base di Carfilzomib, Lenalidomide e Desametasone a basso dosaggio ( CRD ) in cicli di 28 giorni per un massimo di 24 cicli di trattamento ( cicli iniziali seguiti da mantenimento con CRD ) o fino alla progressione della malattia o tossicità intollerabile.
I risultati dello studio hanno indicato che i pazienti presentano una rapida e buona risposta iniziale al regime CRD; nel corso dello studio le risposte sono migliorate.
Tra i 49 pazienti che hanno completato 4 cicli di trattamento, il 67% si è avvicinato alla risposta completa ( nCR; near complete response ), con il 45% con una marcata risposta completa ( sCR; stringent complete response ), definita come assenza di cellule tumorali o proteine del mieloma nel sangue o nel midollo osseo.
Dei 36 pazienti che hanno completato 8 o più cicli di trattamento, il 78% ha ottenuto nCR di cui il 61% ha raggiunto sCR.
Nel complesso, il 62% dei partecipanti allo studio ha raggiunto almeno nCR, con il 42% che ha raggiunto sCR.
I tassi di sopravvivenza libera da progressione sono stati del 97% a 12 mesi e del 92% a 24 mesi, con tutti i pazienti che hanno ottenuto una risposta sCR, mantenendo la risposta per un periodo medio di 9 mesi.
Questi periodi di trattamento prolungato sono stati ben tollerati, includendo bassi tassi di neuropatia periferica, un effetto collaterale di limitazione del trattamento con Bortezomib, un inibitore del proteasoma di prima generazione.
Questi risultati hanno fornito ulteriore dimostrazione dell'efficacia e della sicurezza di Carfilzomib in combinazione con Lenalidomide e Desametasone.
Il regime CRD può rappresentare una nuova opzione di trattamento di prima linea per i pazienti con mieloma multiplo, con risultati che sono paragonabili o superiori a quelli ottenuti con altri regimi di prima linea seguiti da chemioterapia ad alte dosi e trapianto di cellule staminali. ( Xagena_2012 )
Fonte: American Society of Hematology, 2012
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