Mieloma multiplo recidivante: somministrazione sottocutanea versus intravenosa di Bortezomib


L’iniezione endovenosa è la via di somministrazione standard di Bortezomib ( Velcade ); tuttavia, la somministrazione sottocutanea rappresenta un’importante alternativa.

È stato condotto uno studio per comparare efficacia e sicurezza di somministrazione sottocutanea versus intravenosa di Bortezomib alla dose approvata di 1.3 mg/m2 e con uno schema di 2 volte a settimana in pazienti con recidiva di mieloma multiplo.

Lo studio randomizzato e di fase 3 è stato condotto in 53 Centri in 10 Paesi in Europa, Asia e Sud America.

Pazienti di età uguale o superiore a 18 anni con recidiva di mieloma multiplo dopo 1-3 precedenti linee di terapia sono stati assegnati in maniera casuale a ricevere fino a 8 cicli di 21 giorni di Bortezomib 1.3 mg/m2, nei giorni 1, 4, 8 e 11, tramite iniezione sottocutanea o infusione endovenosa.

La randomizzazione è stata stratificata in base al numero di precedenti linee di terapia e allo stadio della malattia.

L’obiettivo primario dello studio era dimostrare la non inferiorità della somministrazione sottocutanea versus quella intravenosa di Bortezomib in termini di tasso di risposta generale ( ORR ) dopo 4 cicli in tutti i pazienti con una diagnosi di mieloma multiplo secernente, misurabile, che avevano ricevuto una o più dosi del farmaco ( popolazione valutabile per risposta ).

La non inferiorità è stata definita come il mantenimento del 60% dell’effetto del trattamento intravenoso.

In totale, 222 pazienti sono stati assegnati in maniera casuale a ricevere Bortezomib per via sottocutanea ( n=148 ) o intravenosa ( n=74 ).

La popolazione valutabile per risposta era formata da 145 pazienti nel gruppo somministrazione sottocutanea e 73 nel gruppo intravenoso.

I pazienti hanno ricevuto una mediana di 8 cicli ( range 1-10 ) in entrambi i gruppi.

Il tasso di risposta generale dopo 4 cicli è stato pari a 42% in entrambi i gruppi ( 61 pazienti nel gruppo sottocutaneo e 31 in quello intravenoso; differenza nel tasso di risposta generale -0.4% ), mostrando non inferiorità ( p=0.002 ).

Dopo un follow-up mediano di 11.8 mesi nel gruppo sottocutaneo e 12.0 mesi in quello intravenoso, non sono emerse differenze significative nel tempo alla progressione ( mediana 10.4 mesi vs 9.4 mesi; p=0.387 ) e nella sopravvivenza generale a 1 anno ( 72.6% vs 76.7%; p=0.504 ) con somministrazione sottocutanea versus intravenosa di Bortezomib.

Eventi avversi di grado 3 o superiore sono stati riportati in 84 ( 57% ) pazienti nel gruppo sottocutaneo versus 52 ( 70% ) in quello intravenoso; i più comuni sono stati trombocitopenia ( 13% vs 19% ), neutropenia ( 18% vs 18% ) e anemia ( 12% vs 8% ).

La neuropatia periferica di qualunque grado ( 38% vs 53%; p=0.044 ), grado 2 o peggiore ( 24% vs 41%; p=0.012 ) e grado 3 o peggiore ( 6% vs 16%; p=0.026 ) è risultata significativamente meno comune con somministrazione sottocutanea che con somministrazione intravenosa.

La somministrazione sottocutanea è risultata localmente ben tollerata.

In conclusione, la somministrazione sottocutanea di Bortezomib offre un’efficacia non inferiore a quella della somministrazione intravenosa standard, con un migliore profilo di sicurezza. ( Xagena_2011 )

Moreau P et al, Lancet Oncol 2011; 12: 431-440



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