Leucemia linfocitica cronica: Obinutuzumab, un anticorpo anti-CD20 di seconda generazione, associato a Clorambucile


Sono stati presentati i risultati dello studio di fase III CLL11 sul farmaco sperimentale Obinutuzumab ( Gazyvaro; GA101 ), condotto in collaborazione con il German CLL Study Group ( GCLLSG ).
Lo studio CLL11 ha confrontato la combinazione: Obinutuzumab più Clorambucile, Rituximab più Clorambucile e Clorambucile in monoterapia nella leucemia linfocitica cronica.

La CLL è una delle forme più comuni di tumore del sangue che ogni anno provoca circa 75.000 morti in tutto il mondo.
Lo studio CLL11 ha incluso pazienti anziani con CLL precedentemente non-trattata, che spesso non erano in grado di tollerare le opzioni terapeutiche troppo aggressive, attualmente esistenti.

Obinutuzumab in combinazione con Clorambucile ha mostrato una significativa riduzione dell’86% del rischio di progressione della malattia, recidiva o morte.
Inoltre, la lunghezza del periodo in cui il paziente viveva senza peggioramento della malattia ( mediana della sopravvivenza libera da progressione, PFS ) è più che raddoppiata ( 23 mesi rispetto a 10.9 mesi, hazard ratio, HR = 0.14, IC 95%: 0.09-0.21; p inferiore a 0.0001 ) rispetto al Clorambucile in monoterapia.

Obinutuzumab è il primo farmaco anti-CD20 di tipo II glicoingegnerizzato; in Obinutuzumab sono state modificate specifiche molecole di zucchero, mediante tecnologia GlycoMAb, per cambiarne l’interazione con le cellule del sistema immunitario, con l'obiettivo di aiutare il sistema immunitario a eliminare le cellule tumorali dall’organismo.
Inoltre, in quanto anticorpo anti-CD20 di tipo II, Obinutuzumab si lega al CD20 con lo scopo di uccidere direttamente ed esclusivamente le cellule tumorali.

Studio CLL11

CLL11 è uno studio di fase III, multicentrico, in aperto, randomizzato e a tre bracci, che aveva come obiettivo quello di indagare il profilo di sicurezza e di efficacia sia di Obinutuzumab in associazione a Clorambucile, sia di Rituximab in associazione a Clorambucile, rispetto a Clorambucile in monoterapia, in 781 pazienti non precedentemente trattati, affetti da leucemia linfocitica cronica e comorbidità ( in questa analisi sono stati inclusi 589 pazienti e ulteriori 192 pazienti sono stati arruolati per permettere il confronto diretto tra Obinutuzumab e Rituximab, entrambi in associazione a Clorambucile ).

L'endpoint primario dello studio era la sopravvivenza libera da progressione con endpoint secondari quali la percentuale di risposta globale ( ORR ), la sopravvivenza globale ( OS ), la sopravvivenza libera da malattia ( DFS ), la malattia minima residua ( MRD ) e il profilo di sicurezza.

In particolare, i dati dello studio CLL11 hanno dimostrato quanto segue:

• L’aggiunta di Obinutuzumab a Clorambucile ha portato a una riduzione statisticamente significativa del rischio di progressione della malattia o di morte dell’86% ( hazard ratio, HR=0.14, valore p uguale o inferiore a 0,0001 ).

• La sopravvivenza libera da progressione di malattia ( PFS ) mediana è migliorata di più di un anno, da 10.9 mesi per Clorambucile in monoterapia a 23 mesi per Obinutuzumab più Clorambucile • L'aggiunta di rituximab a clorambucil ha ridotto significativamente il rischio di progressione della malattia o di morte, durante il follow-up dello studio, del 68% (HR = 0,32, valore p = <0,0001).

• La sopravvivenza mediana libera da progressione è stata di 10.8 mesi per Clorambucile rispetto a 15.7 mesi per Rituximab più Clorambucile.

I più comuni eventi avversi di grado 3-4 per Obinutuzumab sono stati le reazioni correlate all’infusione e una riduzione della conta ematica di determinati globuli bianchi, cioè dei granulociti neutrofili ( neutropenia ).
L'incidenza e la gravità delle reazioni correlate all'infusione sono diminuite drasticamente dopo la prima infusione e non sono state segnalate reazioni all'infusione gravi oltre la prima infusione. ( Xagena_2013 )

Fonte: Roche, 2013

Xagena_Medicina_2013