Leucemia linfocitica a cellule B cronica refrattaria o recidivante: trattamento con Fludarabina, Ciclofosfamide e Alemtuzumab
Anche se i regimi terapeutici di combinazione hanno migliorato gli esiti rispetto alla monoterapia nella leucemia linfocitica cronica ( CLL ), i pazienti tendono alla recidiva.
La combinazione Fludarabina, Ciclofosfamide e anticorpo monoclonale anti-CD52 Alemtuzumab ( Campath ) ( regime FCC ) ha fornito una citotossicità sinergica con compensazione effettiva della malattia minima residua.
Uno studio di fase 2 ha determinato l'efficacia e la sicurezza del regime FCC nella leucemia linfocitica cronica a cellule B CD52+ recidivante / refrattaria dopo una o più linee di trattamento.
Nel periodo 2005-2008, fino a 6 cicli di Fludarabina per os 40 mg/m2 al giorno, Ciclofosfamide per os 250 mg/m2 al giorno, e Alemtuzumab per via sottocutanea 10 mg ( aumentato a 20 mg dopo la prima coorte di 10 pazienti ) sono stati somministrati nei giorni da 1 a 3 ogni 28 giorni.
L'obiettivo primario era il tasso di risposta globale ( ORR ); obiettivi secondari erano la durata della risposta, il tempo alla progressione della malattia, la sicurezza e la tollerabilità.
Il tasso di risposta globale è stato del 67% in 43 pazienti; il 30% ha raggiunto una risposta completa.
Il tasso di risposta globale è significativamente migliorato con uno versus due o più precedenti terapie ( P=0.018 ), e senza trattamento versus un precedente trattamento con anticorpo monoclonale ( P=0.003 ).
La sopravvivenza libera da progressione mediana è stata di 24.4 mesi, non-raggiunta dai pazienti che hanno ottenuto una risposta completa.
La sopravvivenza globale mediana è stata di 33.6 mesi.
La mielosoppressione è stata l'evento avverso più comune, con una bassa percentuale di riattivazione di citomegalovirus e infezioni gestibili.
Tuttavia, la vigilanza continua delle infezioni opportunistiche è giustificata.
In conclusione, il regime FCC rappresenta una immunoterapia efficace nella leucemia linfocitica cronica recidiva / refrattaria, anche in pazienti con fattori prognostici di scarso rischio. ( Xagena_2011 )
Montillo M et al, Blood 2011; 118: 4079-4085
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