Leucemia linfoblastica acuta Ph-: trapianti da donatore non-consanguineo negli adulti in prima remissione completa
Ricercatori dell’Adult Blood and Marrow Transplantation ( BMT ) Unit di Bristol in Gran Bretagna, hanno pubblicato gli outcome ( esiti ) retrospettivi di trapianti da donatori non consanguinei in 169 pazienti con leucemia linfoblastica acuta in prima remissione completa ( CR1 ), sottoposti a trapianto tra il 1995 e il 2004.
L’età media era di 36 anni.
Il 50% dei pazienti ha mostrato conta dei globuli bianchi >30 x 109/L, il 18% malattia extramidollare, il 42% remissione completa dopo oltre 8 settimane dalla diagnosi, il 25% caratteristiche citogenetiche sfavorevoli e il 19% leucemia a cellule T.
Il 41% aveva una buona compatibilità HLA con il donatore, il 41% solo parziale e il 18% non era HLA compatibile.
Dopo un periodo osservazionale mediano di 54 mesi, l’incidenza di GVHD ( graft versus host disease ) di grado acuto II-IV e III-IV e di GVHD cronica è stata, rispettivamente, del 50%, 25% e 43%.
La mortalità correlata al trattamento a 5 anni, le ricadute e la sopravvivenza generale sono state del 42%, 20% e 39%, rispettivamente.
All’analisi multivariata, la mortalità correlata al trattamento è risultata significativamente più alta in caso di donatori non-HLA-compatibili e di deplezione delle cellule T.
Il rischio di recidiva era più alto in caso di conta leucocitaria ( WBC ) alla diagnosi > 100 x 109/L.
Tra i fattori associati ad una minore sopravvivenza sono stati inclusi WBC maggiore di 100 x 109/L, più di 8 settimane per ottenere la prima completa remissione, sieropositività per citomegalovirus ( CMV ), incompatibilità HLA e deplezione delle cellule T.
Circa il 40% degli adulti con leucemia linfoblastica acuta con prima risposta completa sopravvive 5 anni dopo trapianto da donatore non-consanguineo.
I rischi di recidiva sono modesti e la mortalità correlata al trattamento è la maggiore causa di fallimento del trattamento.
Selezionare donatori non-consanguinei strettamente HLA-compatibili e ridurre la mortalità legata al trattamento dovrebbero aiutare a migliorare i risultati. ( Xagena_2008 )
Marks DI et al, Blood 2008; 112: 426-434
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