Trapianto autologo di cellule staminali associato ad immunoterapia cellulare come terapia post-remissione per leucemia mieloide acuta


Modelli preclinici hanno dimostrato l'efficacia delle immunoterapie antitumorali con fattore stimolante le colonie di granulociti-macrofagi ( GM-CSF ) ( piattaforma GVAX ), accompagnate da linfociti attivati dopo il trapianto di cellule staminali autologhe nelle neoplasie ematologiche.

E’ stato condotto uno studio di fase 2 di questa combinazione nei pazienti adulti con leucemia mieloide acuta.

L’immunoterapia consisteva in cellule autologhe leucemiche insieme a cellule K562 secernenti il fattore GM-CSF.
I linfociti attivati sono stati raccolti dopo una singola dose pretrapianto di immunoterapia e reinfusi con l'innesto di cellule staminali.

Sono stati reclutati 54 soggetti; 46 ( 85% ) hanno raggiunto una remissione completa, e 28 ( 52% ) hanno ricevuto l’immunoterapia pretrapianto.
Per tutti i pazienti che hanno raggiunto la remissione completa, il tasso a 3 anni di sopravvivenza libera da recidiva è stato del 47.4% e la sopravvivenza globale è stata del 57.4%.
Per i 28 pazienti trattati con immunoterapia, le percentuali di sopravvivenza libera da recidiva e globale sono state, rispettivamente, del 61.8% e 73.4%.

L’induzione di reazioni di ipersensibilità ritardata post-trattamento alle cellule leucemiche autologhe è stata associata con un periodo di sopravvivenza libera da recidiva più lungo ( 100% vs 48% ).

La malattia residua minima è stata monitorata mediante analisi quantitativa del gene Wilms tumor-1 ( WT1 ), un gene associato alla leucemia.
Una diminuzione del gene WT1 è stata rilevata nel 69% dei pazienti dopo la prima dose di immunoterapia ed è anche stata associata a un periodo di sopravvivenza libera da recidiva più lungo ( 61% vs 0% ).

In conclusione, l'immunoterapia in combinazione con linfociti attivati e trapianto autologo di cellule staminali mostra segnali incoraggianti di attività potenziale nella leucemia mieloide acuta. ( Xagena_2009 )

Borrello I et al, Blood 2009; 114: 1736-1745



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