Acromegalia non-responsiva: co-trattamento con Pegvisomant ed un analogo della somatostatina


Il trattamento combinato dell'acromegalia con Pegvisomant ( Somavert ) e un analogo della omatostatina si è dimostrato fattibile.

Precedenti studi si sono concentrati su pazienti con una risposta insufficiente alla monoterapia con Somatostatina in cui è stato aggiunto Pegvisomant senza modificare la dose di Somatostatina.

L'obiettivo di uno studio è stato studiare se i pazienti adeguatamente controllati dalla monoterapia con Somatostatina possono essere indirizzati alla terapia di combinazione con basse dosi di Pegvisomant e una dose ridotta di Somatostatina.

Un totale di 18 pazienti con acromegalia, ben controllati in monoterapia con Somatostatina, di età media 54 anni, sono stati randomizzati in uno studio parallelo di oltre 24 settimane a monoterapia con Somatostatina invariata o co-trattamento con Pegvisomant ( 15-30 mg due volte a settimana ) e Somatostatina ( metà del dosaggio abituale ).

Le principali misure di esito sono state tolleranza al glucosio, metabolismo del substrato, sensibilità all'insulina, composizione corporea e qualità di vita.

La dose di Pegvisomant media è stata di 52.5 mg/settimana.

I livelli di IGF-I ( microgrammi per litro ) sono stati paragonabili sia al basale ( P=0.88 ) che dopo 24 settimane di trattamento ( P=0.48 ).

Il cambiamento di IGF-I dal basale a 24 settimane, inoltre, non ha mostrato differenze tra i due gruppi ( P=0.15 ).

A parte un aumento dei livelli di picco di insulina durante il test di tolleranza al glucosio orale nel gruppo di co-trattamento, non ci sono state differenze sostanziali tra i due gruppi.

Livelli moderatamente elevati degli enzimi epatici sono stati trovati nel 17% dei pazienti in terapia con Pegvisomant.

In conclusione, i pazienti acromegalici ben controllati in monoterapia con Somatostatina riescono a mantenere sicuri i livelli di IGF-I durante il co-trattamento di 24 settimane con basse dosi di Pegvisomant e una dose di Somatostatina ridotta del 50%.
Questa modalità di trattamento, tuttavia, non sembra fornire vantaggi significativi per i pazienti. ( Xagena_2011 )

Madsen M et al, J Clin Endocrinol Metab 2011; 96: 2405-2413



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