Analoghi della Somatostatina nella terapia medica dell’acromegalia in gravidanza


Attualmente, sono disponibili varie scelte terapeutiche ( chirurgia ipofisaria, radioterapia, farmaci ) per il trattamento dell’acromegalia. Questa serie di opzioni ha determinato un miglioramento dei risultati terapeutici negli ultimi anni e, consensualmente, l’evento di una gravidanza è stato riportato in un numero crescente di pazienti con acromegalia, pur rappresentando tuttora una rara combinazione di condizioni concomitanti.

Pochi dati in letteratura guidano il clinico nella gestione dell’acromegalia durante la gravidanza e non sono disponibili specifiche linee guida.

La gravidanza nella paziente con acromegalia richiede una gestione estremamente attenta, dal momento che la combinazione dell’eccesso di ormone della crescita e la gravidanza stessa possono determinare un aumento del rischio di comorbidità ( alterazioni del metabolismo glucidico, della pressione arteriosa, o della funzione cardiaca, aumento dei diametri dell’adenoma ipofisario ).

Nessun farmaco è ad oggi raccomandato per il trattamento dell’acromegalia in gravidanza. La decisione di iniziare o continuare il trattamento va valutata attentamente caso per caso, tenendo in considerazione i potenziali rischi ed i benefici attesi. Su tutti, due argomentazioni possono significativamente indirizzare verso un’appropriata gestione clinica della paziente. Da un lato, sembra che gli analoghi della Somatostatina possano essere temporaneamente sospesi fino a 9-12 mesi dopo il concepimento senza l’insorgenza di particolari problemi. Dall’altro, gli analoghi della Somatostatina non hanno influito negativamente sul corso della gravidanza e non hanno causato danni alla paziente e all’embrione/feto nei pochi casi in cui sono stati somministrati.

In futuro saranno necessari ulteriori studi clinici per poter definire in modo più esaustivo l’efficacia e la sicurezza degli analoghi della Somatostatina durante la gravidanza nelle pazienti con acromegalia. ( Xagena_2010 )

Maffei P et al, Minerva Endocrinologica 2010; 35( 4 Suppl 1 ): 49-69



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