Management ostetrico della colestasi intraepatica in gravidanza


E’ stata condotta un’analisi retrospettiva su 44 pazienti affette da colestasi intraepatica ricoverate presso la Clinica Ostetrica dell’Azienda Ospedaliera Universitaria di Udine da gennaio 2005 a luglio 2008. I dati relativi all’età delle pazienti, indice di massa corporea, peso, età gestazionale, parità, sintomi, comorbidità, valori di funzionalità epatica, score di APGAR e peso, sono stati ricavati dalla cartella clinica e dal sistema computerizzato di gestione dei dati clinici.

Il monitoraggio materno-fetale intensivo ( test di funzionalità epatica, monitoraggio cardiotocografico ed ecografia fetale ) può ridurre significativamente la mortalità perinatale delle gravidanze complicate da colestasi intraepatica ( nessun caso di mortalità fetale nello studio ), ma comporta inevitabilmente un incremento dell’incidenza dei tagli cesarei ( 65.1% ), delle induzioni di parto ( 38.4% ) e dei parti pretermine ( 58.13% ).

Il problema fondamentale del management ostetrico delle donne affette da colestasi intraepatica, rimane fondamentalmente bilanciare il rischio di parto prematuro con il rischio di morte fetale endouterina. Al momento attuale non esiste un metodo ideale di sorveglianza fetale predittivo della prognosi neonatale nelle gravide affette da colestasi intraepatica. Il monitoraggio cardiaco fetale non è predittivo: la morte fetale endouterina rappresenta sempre un evento acuto.
Un management ostetrico adeguato, con induzione di travaglio di parto alla 37 settimana gestionale, possa significativamente ridurre il rischio di morte fetale.
Nei casi più gravi, non-responsivi alla terapia con Acido Ursodesossicolico e Solfo-Adenosilmetionina, il parto andrebbe espletato anche prima della 37 settimana gestionale, non appena indotta la maturità polmonare fetale. ( Xagena_2010 )

Perin E et al, Minerva Ginecologica 2010;62:97-104



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