I bifosfonati possono causare osteonecrosi della mandibola nei pazienti con osteoporosi
Il Los Angeles Times ha riportato l’intervista a Thomas B Dodson, un chirurgo del Massachusetts General Hospital a Boston negli Stati Uniti, riguardo al rischio di ostenecrosi della mandibola con i bifosfonati, farmaci comunemente utilizzati nel trattamento dell’osteonecrosi.
La maggior parte dei pazienti che va incontro ad osteonecrosi della mandibola soffre di tumore ed è stato trattato con i bifosfonati per via endovenosa; l’incidenza di ostenecrosi in questi pazienti è di 1 su 10.
I bifosfonati aumentano la densità ossea, riducendo la perdita ossea. Proprio per il loro meccanismo d’azione, i bifosfonati possono alterare la capacità della mandibola a guarire dopo un’estrazione dentaria o un impianto dentale.
L’osso mascellare metabolizza in modo più veloce rispetto ad altri tessuti ossei. I bifosfonati inibiscono le cellule che riassorbono l’osso, alterando il naturale bilanciamento tra osso che si riassorbe e osso che si forma, facendo prevalere le cellule che formano il tessuto osseo.
Ma quando quest’ultime muoiono ci sono poche cellule per sostituirle; pertanto rimane una massa di cellule morte.
Le procedure dentarie aumentano il rischio di osteonecrosi perché causano dei traumi alla mandibola.
Pertanto le donne che devono essere trattate con bifosfonati dovrebbero sottoporsi prima di iniziare il trattamento a cure dentarie.
Qualora la donna stia assumendo un bifosfonato da almeno 3 anni, è opportuno far trascorrere un periodo di 3 mesi senza trattamento prima di sottoporsi ad intervento chirurgico dentale.
L’osteonecrosi della mandibola si può manifestare come sensazione di osso esposto in bocca. Nel caso di comparsa di dolore, e l’area dell’osso esposto è piccola, ci si può avvalere dell’intervento del dentista .
Qualora, invece, l’area risulti estesa è necessario un intervento chirurgico in modo da evitare il rischio di rottura della mandibola. ( Xagena_2008 )
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