Avandia: dallo studio DREAM emerge un più alto rischio cardiovascolare
Un articolo, pubblicato su The New England Journal of Medicine, ha aperto il caso Avandia.
Avandia, il cui principio attivo è il Rosiglitazone, è un farmaco che trova indicazione nel trattamento del diabete di tipo 2.
Il Rosiglitazone è un agonista del recettore nucleare PPAR gamma, appartenente alla classe dei tiazolidinedioni, detti anche glitazoni.
Il Rosiglitazone riduce la glicemia mediante la riduzione della resistenza all'insulina.
Steven E. Nissen, della Cleveland Clinic, ha compiuto una meta-analisi di 42 studi clinici, che avevano coinvolto 28.000 pazienti.
Questa meta-analisi ha mostrato che Avandia aumenta in modo significativo il rischio di infarto miocardico rispetto ad altri farmaci per il diabete o al placebo.
La meta-analisi presenta dei limiti, ma al di là dei numeri, evidenzia un aumentato rischio cardiovascolare con Avandia.
I pazienti che soffrono di diabete hanno un rischio aumentato di infarto miocardico del 20%, mentre per quelli che assumono Avandia il rischio sale quasi al 30%.
Bruce M. Psaty dell'University of Washington e Curt D. Furberg della Wake Forest University, in un editoriale apparso sempre sul The New England Journal of Medicine, hanno affermato che non ci sono ragioni per prescrivere Avandia, data la presenza di trattamenti alternativi.
Il The New York Times ha riferito di una lettera, che Nissen inviò alla rivista medica Lancet nel dicembre 2006, in cui si denunciava una maggiore incidenza di eventi avversi cardiaci con il Rosiglitazone nello studio DREAM.
Lo studio DREAM, sponsorizzato da GlaxoSmithKline ( GSK ) aveva l'obiettivo di verificare se il trattamento con Avandia nei pazienti in fase pre-diabetica fosse in grado di prevenire la malattia.
In realtà, come riporta il The New York Times, lo studio DREAM era stato disegnato per allargare l'impiego di Avandia anche nei soggetti non malati.
Nello studio DREAM, i pazienti che assumevano Avandia presentavano una più alta incidenza di infarto miocardico ( 66% ), di ictus ( 39% ) e di mortalità per cause cardiovascolari ( 20% ).( Xagena_2007 )
Fonte:
1) The New England Journal of Medicine, 2007
2) The New York Times, 2007
Link: MedicinaNews.it
XagenaFarmaci_2007