Aglio in fitoterapia
Benché introdotto in medicina fin dai tempi antichi, l’aglio ha fatto la sua fortuna soprattutto in cucina grazie al suo aroma pungente, che permette addirittura di esaltare un’umile fetta di pane abbrustolita e condita con dell’olio extravergine di oliva, o che caratterizza veri e propri piatti tipici come la Bagna cauda. Ma prima ancora che in cucina è stato utilizzato quale antidoto naturale contro le streghe, i diavoli e i serpenti. In aggiunta a queste portentose qualità, l’aglio ha finito poi per ritagliarsi un certo ruolo anche nelle pratiche di medicina popolare: consigliato durante le epidemie di peste, influenza o dissenteria, oppure contro i parassiti intestinali – essendo considerato una sorta di antibiotico naturale – si è giunti fino ad ipotizzarne l’uso contro il bacillo di Koch e, più recentemente, contro l’Helicobacter pylori. Il tutto in nome e per conto del suo odore, e cioè dell’essenza in esso contenuta, che al tempo stesso ne ha comunque limitato l’uso: il medico stesso che avesse voluto consigliarlo avrebbe avuto difficoltà a farlo accettare.
In tempi più recenti, in particolare con lo studio della miriade dei suoi vari costituenti chimici, sono comparse anche le prime preparazioni farmaceutiche: dalle varie pozioni miracolose alle antiche tinture alcoliche o al macerato oleoso, dalla polvere ottenuta con i bulbi essiccati all’olio essenziale, per finire ai più recenti estratti secchi, titolati e standardizzati in principi attivi, utilizzabili in fitoterapia. Tutto ciò, dimenticando spesso che con i differenti metodi estrattivi cambiano anche i costituenti presenti nel preparato.
L’aglio ( Allium sativum ) contiene numerosi costituenti chimici, tutti caratterizzati dalla presenza di molecole di zolfo, a partire dall’alliina presente nel bulbo fresco ( S-allyl-L-(+)-cisteina sulfossido ), che si trasforma in allicina, non appena venga contuso, per l’azione di un enzima, l’alliinasi.
L’allicina è molto instabile e una parte viene trasformata in ajoeni. Altri costituenti aromatici sono le vinilditiine, i tiosulfinati, i diallilsolfuri, cui si aggiungono polisaccaridi, saponine e fitosteroli.
Dal punto di vista strettamente farmacologico sono state studiate, e nel tempo anche dimostrate, alcune interessanti proprietà, a cominciare da quella di inibire l’aggregazione piastrinica, oppure di attivare la fibrinolisi, o di ridurre il fibrinogeno o i livelli della glicemia, del colesterolo ed anche della pressione arteriosa.
Oggi, dalla letteratura risulta la pianta medicinale più utilizzata in presenza di una cardiopatia e nella riduzione del rischio cardiovascolare.
L’inibizione dell’aggregabilità piastrinica, dimostrata in vitro e in vivo, è dose-dipendente e avviene anche per blocco recettoriale a livello della membrana piastrinica.
Sperimentalmente, le molecole di ajoene determinano in vitro un’inibizione delle ciclo- e lipossigenasi pari all’Indometacina.
L’aglio potenzia l’azione inibitoria della prostaciclina ( PGI2 ) e della forskolina sull’aggregazione piastrinica. Inoltre, inibirebbe l’adenosina-deaminasi, con conseguente aumento dell’adenosina disponibile sull’endotelio vasale, che è dotata di attività vasodilatatoria e antiaggregante piastrinica.
L’attività antiaggregante piastrinica dell’aglio, ben dimostrata in vitro, non è direttamente estrapolabile in vivo, poiché le sostanze attive sono rapidamente metabolizzate dai tessuti e sono di per sé abbastanza instabili. Inoltre, alcuni estratti presentano una ridotta attività: gli oli distillati in corrente di vapore hanno un’attività pari a circa il 35% e i macerati oleosi pari a circa il 12%. Alcune preparazioni idroalcoliche vedono ridurre la loro attività già dopo pochi mesi.
Nell’animale, gli estratti di aglio si sono dimostrati capaci di prevenire i danni da ischemia-riperfusione, sia per effetto calcioantagonista, sia per l’attività antiradicalica espletata ( S-allilcisteina, S-allilmercaptocisteina e alliina ), mentre l’assunzione di estratto secco di aglio titolato in allicina per un periodo di 2 anni ha avuto effetti benefici sull’elasticità dell’aorta in soggetti anziani.
L’azione calcioantagonista può giustificare l’attività ipotensiva dell’aglio, nota nella medicina popolare ed oggi confermata anche dalla ricerca clinica.
Ipertensione - Nonostante la tradizione e il largo uso che ne viene fatto anche a scopo ipotensivo, solo recentemente sono stati pubblicati dati relativi alla sua efficacia: in particolare due revisioni sistematiche con meta-analisi.
Nel primo lavoro sono stati analizzati 25 studi clinici, inseriti nella revisione sistematica, di cui 11 sottoposti a meta-analisi, con la conferma finale che nei soggetti ipertesi l’aglio consente, rispetto al placebo, una riduzione della pressione sistolica in media di 8.4 mmHg ( P<0.001 ) e di 7.3 mmHg per la pressione diastolica ( P<0.001 ).
Un’altra recente revisione sistematica di 26 studi clinici ha sottoposto a meta-analisi 10 studi clinici per un totale di 401 pazienti, e ha confermato l’efficacia ipotensiva dell’aglio in soggetti ipertesi con pressione sistolica maggiore di 140 mmHg; l’efficacia non è dimostrata nei soggetti con pressione sistolica inferiore a 140 mmHg.
Ipercolesterolemia - Il meccanismo d’azione risiede in un’inibizione della sintesi del colesterolo per inibizione della HMG-CoA reduttasi e della lanosterolo-14-demetilasi. Uno studio sperimentale ha dimostrato anche la riduzione dell’accumulo di colesterolo nelle cellule dell’intima di aorta, dovuta all’aggiunta di aglio nel terreno di coltura. Contrastanti sono tuttavia i dati clinici sull’efficacia ipocolesterolemizzante dell’aglio. Esistono alcuni studi clinici controllati che hanno dimostrato una certa efficacia dell’aglio nel ridurre la colesterolemia di un valore oscillante intorno al 15%. L’efficacia dell’aglio è stata pure dimostrata in uno studio clinico randomizzato in doppio cieco condotto su bambini affetti da iperlipidemia familiare, con livelli di colesterolo superiori a 185 mg/dl.
Un recente studio randomizzato, controllato, in doppio cieco contro placebo, condotto su pazienti affetti da ipercolesterolemia ( LDL 130-190 mg/dl ), non ha però mostrato alcun miglioramento significativo indotto dall’assunzione di 4 g al giorno di aglio crudo o di estratti equivalenti. Esistono tuttavia differenze di risultati anche in relazione alle preparazioni utilizzate, con differenti concentrazioni e biodisponibilità dei principi attivi; così come occorre considerare che essi possono essere influenzati da una inadeguata randomizzazione, o dalla selezione dei partecipanti e dalla durata degli studi.
Diabete - Conigli trattati con estratti di aglio hanno mostrato una maggiore resistenza ai danni pancreatici, e conseguente diabete, indotti da allossano. L’estratto di aglio svolgerebbe un’azione protettiva a livello pancreatico, in particolare sulle cellule beta. Il trattamento con l’S-allil-cisteinasulfossido estratto dall’aglio, dei ratti resi diabetici tramite l’allossano, ha ridotto la glicemia in modo simile a quello ottenibile con la Glibenclamide e con l’Insulina. Tale risultato è dovuto in parte a stimolazione della secrezione insulinica dalle cellule pancreatiche e in parte all’attività antilipoperossidante. Non esistono studi clinici adeguati, ma tuttavia gli estratti di aglio possono costituire un buon fitoterapico da tenere in considerazione per il paziente che presenti i primi segni di una sindrome metabolica.
Prevenzione della carcinogenesi - Dati interessanti vengono da alcuni studi di carattere epidemiologico, che hanno dimostrato come un costante consumo alimentare di aglio giochi un ruolo importante nella prevenzione di alcune forme tumorali, quali il cancro dello stomaco, dell’esofago, del colon, della prostata, della mammella e del pancreas.
La prima meta-analisi significativa ha confermato il ruolo protettivo dell’aglio, assunto quotidianamente nell’alimentazione, nei confronti del cancro gastrico e del colon-retto.
Uno studio caso-controllo, condotto in Italia, ha confermato l’importanza di un’alimentazione ricca di aglio e cipolla per la prevenzione del tumore dell’esofago, del cavo orale, del colon-retto, della mammella, della prostata, della laringe e del rene.
Un recente studio clinico ha dimostrato il ruolo di estratti di aglio nella riduzione di adenomi del colon-retto.
Avvertenze - Dosi elevate di aglio possono portare a gastriti, nausea, vomito e diarrea: è controindicato nei soggetti affetti da ulcera peptica, gastrite, allergie crociate ( cipolla ), ipotiroidismo.
Sono possibili reazioni allergiche in forma di dermatiti da contatto, ma anche forme da inalazione di polvere di aglio con reazioni di tipo asmatico.
È stato descritto un caso di ematoma spinale epidurale, associato a disfunzione epatica, in un paziente che assumeva dosi molto elevate di aglio fresco.
Possibili le interazioni farmacologiche di tipo cinetico e dinamico, in particolare con sommazione d’effetti con anticoagulanti orali e antiaggreganti; oppure con riduzione d’effetto, come nel caso di alcuni farmaci antiretrovirali.
L’aglio può aumentare il rischio di emorragia postoperatoria e pertanto la sua assunzione deve essere sempre sospesa un paio di settimane prima di un intervento chirurgico.
Non deve essere assunto in gravidanza e nell’allattamento.
Conclusioni - Mentre rimangono tutte da dimostrare alcune indicazioni tipiche della medicina popolare ( dalla pertosse alla disassuefazione dal fumo, dalla gotta alle infezioni urinarie ), e non trova conferme l’impiego di tinture alcoliche o di preparati oleosi, è altrettanto vero che la moderna ricerca clinica ha dimostrato alcune proprietà farmacologiche sul distretto cardiovascolare e metabolico, aprendo la strada ad una prospettiva terapeutica, in particolare nella prevenzione della sindrome metabolica.
L’aglio, inoltre, può rappresentare un alimento da consigliare come fonte di sostanze utili nella chemio prevenzione di diversi tumori. ( Xagena_2009 )
Fonte: BIF – AIFA, 2009
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