Dolore cronico, potenziali benefici e rischi della Cannabis


Nei pazienti con dolore cronico le evidenze sui potenziali benefici e rischi della Cannabis terapeutica sono limitate.
In particolare, se evidenze di forza bassa dimostrano che i preparati a base di Cannabis con contenuto standardizzato di THC-CBD (g eneralmente in rapporto 1:1 o 2:1 ) possono alleviare il dolore neuropatico, le evidenze sono insufficienti nei pazienti con altri tipi di dolore.
La maggior parte degli studi sono di piccole dimensioni, molti hanno limiti metodologici e gli effetti a lungo termine sono non ben definiti perché il follow-up è limitato nella maggior parte degli studi.
Inoltre, tra i diversi studi sul dolore neuropatico esistono discrepanze tra outcome continui e dicotomici; una possibile interpretazione è che la Cannabis non sia efficace in maniera consistente e che, se in generale non ha effetti clinici importanti, alcuni sottogruppi di pazienti possono sperimentare benefici rilevanti.
Non si conoscono i sottogruppi di pazienti che possono beneficiarne con maggiore o minore probabilità.

Questi risultati sono in linea con la recente revisione sistematica della National Academies of Sciences, Engineering and Medicine, che, esaminando gli effetti della Cannabis su un ampio range di outcome, conclude che esistono prove di efficacia della Cannabis nei pazienti con dolore cronico, di forza moderata e limitate al dolore neuropatico, e rileva la necessità di ulteriori studi.

Evidenze di forza moderata documentano che il fumo occasionale di Cannabis non pregiudica la funzione polmonare anche dopo circa 20 anni.
Tuttavia, i dati limitati sugli effetti nei fumatori abituali di Cannabis suggeriscono un possibile deterioramento della funzione polmonare a lungo termine.

Evidenze di forza bassa documentano che l’uso di Cannabis occasionale / moderato non è associato a diagnosi di carcinoma polmonare o di carcinoma testa-collo indipendentemente dall’utilizzo di tabacco, ma i dati sono limitati perchè gli studi caso-controllo non arruolavano consumatori abituali.

Le evidenze sull’associazione tra uso di Cannabis ed eventi cardiovascolari a lungo termine sono di forza bassa.

L’utilizzo di Cannabis ha potenziali gravi effetti sulla salute mentale e si associa a eventi avversi di tipo cognitivo, sebbene le evidenze siano insufficienti a definire l’entità del rischio o identificare i soggetti a rischio più elevato.
L’uso di cannabis sembra comunque associato a lievi effetti avversi di tipo cognitivo negli utilizzatori attivi, ma gli effetti a lungo termine negli ex-utilizzatori non sono definiti.

Esiste una associazione consistente tra uso di Cannabis e sviluppo di sintomi psicotici sia a breve sia a lungo termine.

Un grande studio prospettico di coorte ha rilevato che l’uso di Cannabis si associa a un rischio sostanziale di dipendenza da Cannabis e un rischio seppure inferiore di dipendenza da alcol e da altre sostanze.

Sono stati osservati alcuni eventi avversi verosimilmente correlati all’utilizzo di Cannabis ( es. complicanze infettive, sindrome da iperemesi da Cannabis, comportamento violento ), anche se la loro incidenza non è nota.

La terapia non-farmacologica e quella farmacologica non a base di oppioidi rappresentano i trattamenti di prima scelta per il dolore cronico.
I medici possono utilizzare la Cannabis per il trattamento del dolore cronico nei pazienti che non hanno risposto a questi trattamenti.
Tuttavia, nessuno studio ha direttamente comparato la Cannabis con gli oppiodi e non esistono evidenze se l’utilizzo di Cannabis influenzi l’uso degli oppioidi e gli effetti avversi oppiodo-correlati.
Studi trasversali hanno idendicato una associazione tra utilizzo di Cannabis ed eventi avversi correlati agli oppiodi, ovvero abuso o maggiore utilizzo.
Di contro, uno studio in aperto ha rilevato che i punteggi del dolore e l’utilizzo di oppiodi diminuivano per oltre 6 mesi nei pazienti con dolore cronico che avevano iniziato il trattamento con la Cannabis, anche se l’affidabilità di questi risultati è limitata dal numero elevato di partecipanti persi al follow-up. ( Xagena_2017 )

Fonte: GIMBE, 2017

Xagena_Medicina_2017