Sindrome da intestino corto: nutrizione parenterale totale nei pazienti pediatrici
A causa degli approcci chirurgici e medici più aggressivi per la gestione delle gravi patologie intra-addominali neonatali, si sta assistendo a un aumento della prevalenza della sindrome da intestino corto.
La riabilitazione intestinale può essere raggiunta, nella sindrome dell’intestino corto, con una strategia che fonda gli approcci nutrizionale, farmacologico e chirurgico, per raggiungere l’obiettivo finale rappresentato dalla nutrizione enterale. La nutrizione clinica a lungo termine, che combina la nutrizione parenterale totale e quella enterale, è necessaria per il processo adattativo.
La nutrizione parenterale totale a lungo termine può, tuttavia, associarsi a complicanze settiche e metaboliche, la maggior parte delle quali sono state ridotte in maniera consistente dalla migliore comprensione dei prerequisiti per la sua applicazione e dai miglioramenti delle soluzioni utilizzate per la nutrizione parenterale. La colestasi da nutrizione parenterale e l’epatopatia da nutrizione parenterale restano invece le complicanze più problematiche e sono caratterizzate da un alto tasso di mortalità.
La loro prevenzione migliorerà ulteriormente il ruolo della nutrizione parenterale totale nei pazienti con sindrome dell’intestino corto.
L’eziologia della colestasi da nutrizione parenterale e dell’epatopatia da nutrizione parenterale, sebbene incerta, si pensa che sia multifattoriale e le teorie proposte comprendono anche problemi derivanti dalle emulsioni lipidiche. La nutrizione parenterale, che include Acidi grassi n-3 sembra diminuire l’estensione della risposta infiammatoria, che si pensa sia responsabile della colestasi da nutrizione parenterale e dell’epatopatia da nutrizione parenterale. ( Xagena_2009 )
Ekema G et al, Minerva Pediatrica 2009;61:283-291
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