A cura di Marco Massobrio, Alberto Revelli, Ospedale S. Anna, Torino
Negli anni passati il congelamento degli ovociti e dei frammenti ovarici non è entrato nella pratica medica di routine a causa di problemi tecnici fino a poco tempo fa insuperabili, che rendevano di fatto inutile ogni tentativo di conservare per lungo tempo la fertilità femminile. Infatti, il congelamento a bassissime temperature (in azoto liquido) preserva le caretteristiche genetiche dell'ovocita, ma comporta alcune variazioni della sua costituzione, tra le quali la più importante è rappresentata dall'indurimento della zona pellucida, una struttura proteica che circonda l'ovocita. La zona pellucida indurita dal congelamento si oppone strenuamente alla penetrazione da parte degli spermatozoi, rendendo impossibile la fecondazione in vitro. Attualmente le cose sono cambiate: sono a disposizione nuove tecniche di fertilizzazione assistita (la ICSI, disponibile presso il Centro FIVER dell'ospedale S. Anna di Torino) che si prestano all'utilizzo di ovociti congelati.
La sigla ICSI significa IntraCytoplasmic Sperm Injection, ossia iniezione di uno spermatozoo nel citoplasma di un ovocita. In pratica si tratta di iniettare un singolo spermatozoo (scelto a caso tra i migliori che un paziente possiede nel suo sperma) all'interno di un singolo ovocita, provocando artificialmente la fecondazione. Poichè lo spermatozoo viene iniettato direttamente nell'ovocita, non ha importanza che la zona pellucida sia indurita: l'ago da microiniezione la supera agevolmente. La ICSI è una procedura utilizzata in tutto il mondo dal 1992 e grazie alla ICSI, che rappresenta una variante della classica fecondazione in vitro (FIVER), è già nato qualche migliaio di bambini; l'incidenza di malformazioni e di difetti genetici in questi bambini è ritenuta sovrapponibile a quella che si osserva nei concepimenti naturali.
La prima gravidanza ottenuta da un ovocita scongelato e successivamente fertilizzato in vitro con la ICSI è stata ottenuta presso l'Università di Bologna nel 1996. Da allora il gruppo di Bologna ha ottenuto circa 20 gravidanze (ma il numero è destinato a crescere rapidamente) con la stessa metodica ed i risultati di questa tecnica si stanno sempre più avvicinando a quelli ottenibili con ovociti freschi. In altre parole, la ICSI con ovociti crioconservati è tuttora una procedura sperimentale, ma inizia a rappresentare una valida opzione per il mantenimento a lungo termine della capacità riproduttiva della donna. (Programma FERTISAVE, Centro di Medicina della Riproduzione, Dipartimento di Discipline Ginecologiche e Ostetriche, Università degli Studi di Torino. Azienda Ospedaliera O.I.R.M. - S.Anna, Torino)
(Xagena 2000)
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