Stimolazione ovarica per fecondazione in vitro: agonisti del GnRH verso antagonisti del GnRH


Gli agonisti dell’ormone stimolante le gonadotropine ( GnRH ) sono stati introdotti nei cicli di stimolazione ovarica per l’IVF ( fecondazione in vitro; FIV ) allo scopo di sopprimere il picco prematuro di ormone luteinizzante ( LH ).
Peraltro, l’uso di tali farmaci si associa a numerosi svantaggi, quali un indesiderato aumento iniziale della secrezione di gonadotropine ( effetto flare-up ) e la necessità di prolungato periodo di trattamento prima di ottenere la desensibilizzazione delle cellule gonadotropiniche ipofisarie.
Ciò si traduce in un aumento del costo del trattamento e in un’aumentata esposizione ormonale associata a sintomi menopausali indotti dalla profonda soppressione ipofisaria.
Inoltre, la responsività ipofisaria non si ristabilisce rapidamente dopo l’interruzione, il che complica il supporto della fase luteale e non è infrequente la comparsa di una sindrome da iperstimolazione ovarica.

Nonostante tali svantaggi, gli agonisti del GnRH sono diventati di ampio impiego nella pratica clinica in quanto associati a aumentati tassi di gravidanza.

Antagonisti del GnRH: pro e contro

I progressi della ricerca farmacologica hanno portato allo sviluppo di antagonisti del GnRH privi di effetti collaterali e in grado di indurre una soppressione delle gonadotropine endogene, entro 4-8 ore dalla somministrazione.

Tali farmaci possono essere somministrati durante la fase follicolare tardiva di un ciclo di stimolazione, in un protocollo in dose singola o a multiple dosi.

Gli studi clinici hanno delineato i vantaggi associati all’uso degli antagonisti del GnRH di seconda e terza generazione, privi di effetti collaterali.

L’azione immediata consente la somministrazione degli antagonisti del GnRH solo in presenza del rischio di picco di LH, a differenza di quanto avviene con gli agonisti del GnRH che determinano iporegolazione ipofisaria solo dopo 7-10 giorni;

Inoltre, al contrario degli agonisti, gli antagonisti non determinano una stimolazione acuta di gonadotropine e ormoni steroidei;

L’inavvertita somministrazione di analoghi del GnRH nelle fasi iniziali della gravidanza, possibile con il protocollo di trattamento lungo con un agonista, è evitata dall’uso di antagonisti che sono somministrati durante la fase follicolare media;

Vari studi hanno confrontato la probabilità di gravidanza associata all’uso di antagonisti del GnRH e di agonisti del GnRH.

In conclusione, diversi vantaggi non relativi agli outcome sono associati all’uso di antagonisti del GnRH rispetto a quello di agonisti del GnRH, quali azione immediata, flessibilità d’impiego e reversibilità dell’azione appena l’analogo è sospeso.
Inoltre, una più breve durata della somministrazione, una più breve durata della stimolazione ovarica con ormone follicolo-stimolante ( FSH ), un minor rischio di ospedalizzazione a causa di sindrome da iperstimolazione ovarica e una differenza statisticamente non significativa nel tasso di nati vivi rende i protocolli con antagonisti del GnRH un moderno approccio nel trattamento di stimolazione ovarica nell’IVF e probabilmente l’analogo di prima scelta per l’iporegolazione ipofisaria. ( Xagena_2007 )

Tarlatzis BC et al, Best Pract & Res Clin Obstet Gynaecol 2007; 21: 57–65

Xagena_Medicina_2007