Infarto miocardico: l’intervento coronarico tardivo non riduce la mortalità, il reinfarto o l’insufficienza cardiaca
Lo studio OAT ( Occluded Artery Trial ) ha verificato se i pazienti, stabili, con occlusione totale persistente dell’arteria coronarica correlata all’infarto, colpiti da infarto miocardico, potessero giovarsi di un intervento coronarico percutaneo ( PCI ) tardivo, oltre a ricevere terapia medica, con l’obiettivo di ridurre il rischio di successivi eventi.
E’ stato condotto uno studio randomizzato che ha coinvolto 2.166 pazienti, che avevano presentato un’occlusione dell’arteria correlata all’infarto da 3 a 28 giorni dopo infarto miocardico e che hanno incontrato un criterio di alto rischio ( frazione d’eiezione < 50% o occlusione prossimale ).
Di questi pazienti 1.082 sono stati assegnati ad un intervento coronarico percutaneo di routine con impianto di stent e terapia medica ottimale, mentre 1084 sono stati assegnati alla sola terapia medica.
L’end point primario composito era rappresentato da morte, infarto miocardico, insufficienza cardiaca classe IV NYHA.
L’incidenza di eventi primari comulativi a 4 settimane è stata del 17.2% nel gruppo PCI e 15.6% nel gruppo terapia medica ( hazard ratio, HR, per morte, reinfarto o insufficienza cardiaca nel gruppo PCI rispetto al gruppo di terapia medica: 1.16; p = 0.20 ).
La percentuale di infarto miocardico ( fatale e non fatale ) è stata del 7% e del 5.3% nei due gruppi, rispettivamente ( HR = 1.36; p = 0.13 ).
La percentuale di reinfarto non fatale è stata del 6.9% e del 5%, rispettivamente ( hazard ratio = 1.44; p = 0.08 ); solo 6 reinfarti ( 0.6% ) sono risultati correlati alle procedure PCI .
Le percentuali di scompenso cardiaco di classe IV NYHA ( 4.4% versus 4.5% ) e di morte ( 9.1% versus 9.4% ) erano simili tra i due approcci.
Lo studio OAT ha dimostrato che l’intervento coronarico percutaneo tardivo non riduce il presentarsi di morte, reinfarto o di insufficienza cardiaca.
Inoltre, è stato osservato, tra i pazienti sottoposti a PCI, un trend verso l’eccesso di reinfarto durante i 4 anni di follow-up. ( Xagena_2006 )
Hochman JS et al, N Engl J Med 2006; Published online before
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Cardio2006