La riduzione della pressione sanguigna in presenza di insufficienza renale cronica può essere inutile


L’abbassamento della pressione sanguigna target nei pazienti con malattia renale cronica potrebbe non essere così utile come le attuali linee guida suggeriscono.

I nuovi obiettivi di pressione arteriosa significativamente minori di 140/90 mmHg possono essere utili o meno per i pazienti con insufficienza renale cronica. Nessuno studio clinico randomizzato, intention-to-treat, ha dimostrato un beneficio clinico significativo nel raggiungere un target di pressione arteriosa inferiore o uguale a 130/80 mmHg in un quadro di insufficienza renale cronica.

In una revisione critica di studi clinici osservazionali e controllati, si è scoperto che diversi studi hanno presentato i risultati che hanno mostrato un'associazione tra pressione arteriosa e funzione renale migliorata.
Tuttavia, questi studi erano difettosi in quanto non sono stati progettati per la registrazione dei pazienti con insufficienza renale cronica o per misurarne accuratamente gli esiti renali.

Dato che la pressione sanguigna cresce inevitabilmente quando peggiora la malattia renale, l'associazione tra una più bassa pressione sanguigna e una malattia renale meno grave può rappresentare un riflesso della naturale progressione della malattia piuttosto che la relazione di causa-effetto suggerita dagli studi.

Le attuali linee guida che raccomandano un obiettivo di pressione arteriosa inferiore a 130/80 mmHg nei pazienti con insufficienza renale cronica e proteinuria ( maggiore o uguale a 1 g/24 ore ) derivano dai risultati di grandi studi clinici quali lo studio MDRD ( Modification of Diet in Renal Disease ).

Lo studio MDRD ha rivelato un significativo beneficio di un obiettivo di bassa pressione arteriosa media inferiore o uguale a 92 mmHg tra i pazienti con proteinuria rispetto a un obiettivo di pressione arteriosa media minore di 107 mmHg, ma uno dei potenziali fattori di confondimento era rappresentato dall’impiego degli inibitori del sistema renina-angiotensina.

Inoltre, un aumento del rischio di ictus e di mortalità nei pazienti con insufficienza renale cronica con livelli di pressione sistolica inferiore a 120 mmHg è motivo per rivedere la necessità di ridurre i livelli target di pressione arteriosa.

Per ora, secondo i ricercatori della Vanderbilt University a Nashville negli Stati Uniti, si dovrebbe rendere individuale il controllo della pressione arteriosa nei pazienti, in attesa di ulteriori dati.
In futuro, lo studio SPRINT ( Systolic Blood Pressure INTervention ), che sta valutando l'impatto della pressione arteriosa sui pazienti con insufficienza renale cronica, dovrebbe fornire i dati tanto attesi. ( Xagena_2010 )

Fonte: Journal of the American Society of Nephrology, 2010



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