Malattia di Castleman: Siltuximab è un trattamento efficace con un favorevole profilo di sicurezza
L'interleuchina-6 ( IL-6 ) ha un ruolo chiave nella patogenesi della malattia di Castleman, un disturbo linfoproliferativo atipico, e Siltuximab è un nuovo anticorpo monoclonale chimerico anti-interleuchina-6,con potenziale beneficio per i pazienti affetti da tale malattia.
In uno studio in aperto, a differenti dosi, i pazienti con malattia di Castleman unicentrica, sintomatica, multicentrica o non-resecabile hanno ricevuto Siltuximab a intervallo di 1, 2 o 3 settimane.
Il principale endpoint di efficacia della risposta clinica positiva è stato definito come un composito di misure cliniche e di laboratorio rilevanti per la gestione della malattia di Castleman e, inoltre, è stata misurata in modo indipendente la risposta radiologica utilizzando i criteri di Cheson modificati.
Il 78% dei pazienti ha raggiunto una risposta clinica positiva e il 52% ha dimostrato risposta tumorale obiettiva.
Tutti gli 11 pazienti trattati con la più alta dose ( 12 mg/kg ) ha raggiunto risposta clinica positiva e 8 pazienti ( 73% ) hanno raggiunto risposta tumorale obiettiva.
La durata della risposta obiettiva generale è risultata compresa tra 44 e un periodo maggiore o uguale a 889 giorni, e un paziente ha mostrato risposta completa per 318 o più giorni.
Il livello di emoglobina è aumentato in modo marcato in 19 pazienti ( aumento mediano 2.1 g/dL ) in assenza di trasfusioni o farmaci stimolanti l'eritropoiesi.
Non è stata osservata alcuna tossicità dose-limitante e solo 3 pazienti hanno mostrato eventi avversi di grado uguale o superiore a 3 dopo un'esposizione mediana di 331 giorni.
In conclusione, questi risultati parziali hanno indicato che Siltuximab è un trattamento efficace con profilo di sicurezza favorevole per la gestione della malattia di Castleman.
E’stato pianificato un ulteriore studio per valutare in modo completo la sicurezza e l’efficacia del dosaggio di 12 mg/kg ogni 3 settimane. ( Xagena_2010 )
van Rhee F et al, J Clin Oncol 2010; 28: 3701-8
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