Studio COMMODORE 2: Crovalimab per via sottocutanea non-inferiore a Eculizumab nella emoglobinuria parossistica notturna


Gli studi globali di fase III COMMODORE 1 e 2, hanno valutato l’efficacia e la sicurezza di Crovalimab, un nuovo anticorpo monoclonale anti-C5 riciclante rispetto a Eculizumab ( Soliris ), uno degli attuali standard di cura nell’emoglobinuria parossistica notturna ( EPN ).

L'emoglobinuria parossistica notturna è una malattia ematologica rara e potenzialmente letale, nella quale i globuli rossi vengono distrutti dal sistema del complemento, parte integrante dell’immunità innata, causando sintomi come anemia, affaticamento, trombi e nefropatia.
Gli inibitori di C5 si sono dimostrati efficaci nel trattamento di questa patologia.
Crovalimab è stato concepito per essere reimmesso in circolo ( riciclato ), consentendo un’inibizione prolungata del complemento attraverso la somministrazione sottocutanea a basse dosi ogni quattro settimane.

Studio COMMODORE 2

Nello studio COMMODORE 2, il 79,3% ( intervallo di confidenza [ IC ] al 95%: 72,9, 84,5 ) dei partecipanti randomizzati al trattamento con Crovalimab ha ottenuto il controllo dell’emolisi dalla settimana 5 alla settimana 25, contro il 79,0% ( IC al 95%: 69,7, 86,0 ) osservato con Eculizumab.

Con Crovalimab, il 65,7% ( IC 95%: 56,9, 73,5 ) ha inoltre ottenuto l’evitamento delle trasfusioni dal basale alla settimana 25, contro il 68,1% ( IC 95%: 55,7, 78,5 ) con Eculizumab.
L'evitamento delle trasfusioni è definito come persone libere da trasfusioni e che non necessitano di trasfusioni in base alle linee guida specificate dal protocollo.
La necessità di trasfusioni di sangue è un importante parametro clinico dell’emolisi causata dalla disregolazione del sistema complemento nell’emoglobinuria parossistica notturna.
In entrambi i bracci è stato registrato un miglioramento clinicamente significativo del punteggio del questionario FACIT-Fatigue dal basale alla settimana 25, con un miglioramento clinicamente superiore con Crovalimab ( variazione media corretta 7,8 [ IC 95%: 6,5, 9,1 ] ) rispetto a Eculizumab ( variazione media corretta 5,2 [ IC 95%: 3,4, 6,9 ] ).

Gli eventi avversi hanno interessato il 78% dei partecipanti trattati con Crovalimab e l’80% di quelli trattati con Eculizumab nello studio COMMODORE 2.
Si sono manifestate infezioni gravi nel 3% dei partecipanti trattati con Crovalimab e nel 7% dei partecipanti trattati con Eculizumab, senza infezioni da meningococco.
La più comune reazione avversa, che ha interessato il 16% delle persone trattate con Crovalimab e il 13% delle persone trattate con Eculizumab, sono state le reazioni correlate all’infusione.

Un partecipante in ogni braccio ha manifestato una reazione avversa che ha comportato l’interruzione del trattamento.

COMMODORE 2 è uno studio di fase III, randomizzato e in aperto che sta valutando l’efficacia e la sicurezza di Crovalimab rispetto a Eculizumab in persone con emoglobinuria parossistica notturna non-trattate in precedenza con inibitori del C5.
I 204 adulti arruolati nello studio sono stati randomizzati in un rapporto 2:1 al trattamento con Crovalimab per via sottocutanea ogni quattro settimane o con Eculizumab per via endovenosa ogni due settimane.
I 6 partecipanti di età inferiore a 18 anni sono stati inclusi in un braccio non-randomizzato per il trattamento con Crovalimab per via sottocutanea ogni quattro settimane.

Crovalimab è un nuovo anticorpo monoclonale anti-C5 riciclante sperimentale, progettato per bloccare il sistema del complemento, una componente vitale del sistema immunitario innato che funge da prima linea di difesa dell’organismo contro le infezioni.
Crovalimab agisce legandosi a C5, bloccando l’ultima fase della cascata del complemento, e viene reimmesso in circolo ( riciclato ), consentendo un’inibizione rapida e prolungata del complemento.
Le proprietà di riciclo di Crovalimab permettono anche la somministrazione per via sottocutanea a basse dosi ogni quattro settimane.
Crovalimab si lega inoltre a un sito di legame del C5 diverso rispetto ai trattamenti attuali, il che potrebbe fornire un’opzione terapeutica alle persone con specifiche mutazioni del gene C5, che non rispondono alle terapie attuali. ( Xagena_2023 )

Fonte: European Hematology Association ( EHA ) Meeting, 2023

Xagena_Medicina_2023