Sindrome di Asperger


La sindrome di Asperger viene considerata come un disordine pervasivo dello sviluppo e una forma dello spettro autistico. I soggetti colpiti da questa sindrome sono caratterizzati da una compromissione persistente delle interazioni sociali, e tendono a ripetere schemi di comportamento stereotipati. A differenza dell'autismo classico, non vi sono ritardi significativi nello sviluppo cognitivo o del linguaggio.

Spesso gli individui con sintomi riconducibili a tale sindrome presentano altri disturbi correlati, come ad esempio il disturbo dell'apprendimento non-verbale o il disturbo schizoide di personalità. Anche per questo motivo, la diagnosi della sindrome di Asperger non è effettuata solo sulla base delle caratteristiche proprie della malattia, ma anche valutando una vasta gamma di condizioni patologiche concomitanti ( disturbi non-dovuti alla sindrome ), come depressione, ansia, disturbo ossessivo-compulsivo.

La sindrome di Asperger è definita nel Manuale statistico e diagnostico dei disturbi mentali ( DSM-IV ) come: a) Difficoltà qualitative nel rapporto sociale, che si manifestano con almeno due tra le seguenti caratteristiche: difficoltà marcata nell'uso di comportamenti non-verbali multipli ( contatto visivo, espressioni facciali, postura corporea ), impossibilità a sviluppare relazioni appropriate tra persone di pari livello, mancanza di ricerca spontanea per condividere divertimenti, interessi, o obiettivi con altre persone ( difficoltà nel mostrare, portare o indicare oggetti d'interesse alle altre persone ), mancanza di reciprocità sociale ed emotiva; b) Modelli di comportamento stereotipati e ripetitivi, manifestati da almeno uno de seguenti atteggiamenti: raggiungimento di un'occupazione mentale con uno o più modelli stereotipati e ristretti d'interesse, che sia anormale nell'intensità e nell'attenzione, aderenza apparentemente inflessibile a specifici rituali o comportamenti non necessari, movimenti corporei stereotipati e ripetitivi, persistente ed eccessivo interesse per parti di oggetti; c) Il disturbo crea difficoltà notevoli nelle aree sociali, professionali o altre aree d'importanza notevole per la vita di tutti i giorni; d) Non esiste un significativo ritardo nelle abilità linguistiche; e) Non esiste un significativo ritardo nello sviluppo cognitivo o nelle capacità appropriate all'età di aiutarsi e di avere un comportamento adatto alle circostanze ( tranne che nelle interazioni sociali ) e curiosità per l'ambiente esterno nell'infanzia; f) Non ci sono motivi di ritenere che si tratti di una forma di schizofrenia o di un altro disordine pervasivo dello sviluppo.

Così come per l'autismo, è stata accertata l'origine genetica su base neurologica, dato che permette di considerare inefficace la terapia psicodinamica. Le terapie riconosciute come efficaci, pur non essendo ancora risolutive, sono terapie cognitivo-comportamentali e, se necessario, farmacologiche. ( Xagena_2010 )



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