Rischio cardiovascolare: Alirocumab, un inibitore PCSK9, riduce il colesterolo non-HDL


Uno studio aveva come obiettivo quello di determinare come l’impatto di Alirocumab ( Praluent ), un inibitore della proteina di conversione della subtilisina / kexina di tipo 9 ( PCSK9 ), fosse più efficace rispetto alle sole statine o alle statine più Ezetimibe nel raggiungimento dei target didi colesterolo non-HDL tra le prsone con alti livelli di trigliceridi di base.

Anche se il colesterolo LDL rimane l’obiettivo principale per la terapia ipolipemizzante, le lineeguida raccomandano anche il colesterolo non-HDL come obiettivo secondario nel tentativo di ridurre ulteriormente il rischio cardiovascolare residuale, soprattutto nei pazienti con diabete mellito, obesità o sindrome metabolica.

E' stata effettuata una analisi basata sui dati raggruppati di 10 studi ODYSSEY di fase 3, con un totale di 4.983 pazienti, che sono stati assegnati in modo casuale, in doppio cieco, ad Alirocumab o a placebo o a Ezetimibe.

Gli sperimentatori hanno riunito gli studi in quattro gruppi in base alla dose di Alirocumab ( 75-150 mg ogni 2 settimane ), controllo ( placebo / Ezetimibe ) e uso di statine.
All’interno di ogni gruppo sono stati inseriti i quintili ( Q1-Q5 ) dei trigliceridi al basale.
Il raggiungimento del target di colesterolo non-HDL ( rischio molto elevato: inferiore a 100 mg/dl; rischio moderato / alto: inferiore a 130 mg/dl ), di colesterolo LDL ( rischio molto elevato: ingeriore a 70 mg/dl; rischio moderato / alto: inferiore a 100 mg/dl ) e le variazioni rispetto alla linea di base dei parametri lipidici sono stati valutati alla settimana 24 in base ai quintili basali dei trigliceridi.

E' stato osservato che i più alti livelli basali di trigliceridi sono stati associati a un peggiore profilo di rischio cardiovascolare.
Il colesterolo LDL il colesterolo non-HDL sono apparsi aumentati con i più elevati livelli di trigliceridi, ma la grandezza dell’incremento del colesterolo non-HDL era da tre a quattro volte superiore rispetto a quello del colesterolo LDL.
La riduzione percentuale rispetto al basale del colesterolo non-HDL e del colesterolo LDL con Alirocumab erano simili indipendentemente dai trigliceridi al basale.

Una percentuale maggiore di pazienti trattati con Alirocumab ha raggiunto target di colesterolo non-HDL e di colesterolo LDL, rispetto al placebo o ad Ezetimibe.
A differenza del raggiungimento del target di colesterolo LDL, quello relativo al colesterolo non-HDL è diminuito in modo significativo con l’aumento dei trigliceridi al basale ( p inferiore di 0,05 per i test di tendenza ).
Un singolo aumento della deviazione standard nel registro ( log ) di base dei trigliceridi è risultato significativamente associato a rapporti di probabilità più bassi nel raggiungimento dei target di colesterolo non-HDL nei diversi insieme di studi e nei vari trattamenti ( Alirocumab / placebo / Ezetimibe ), a differenza del raggiungimento del target di colesterolo LDL.

Dallo studio è emerso che il trattamento con Alirocumab ha avuto percentuali significativamente maggiori di pazienti che hanno raggiunto obiettivi di colesterolo LDL e di colesterolo non-HDL, rispetto al controllo, in particolare se confrontato con il placebo ( gruppi 1-2 ), ma anche quando il confronto era con Ezetimibe ( gruppi 3-4 ).
Alirocumab, pertanto, migliora il raggiungimento del target di colesterolo non-HDL in questa popolazione.
Questi risultati hanno inoltre evidenziato l’impatto dei trigliceridi sul colesterolo non-HDL, e la necessità di nuove terapie mirate ai pathway correlati ai trigliceridi. ( Xagena_2020 )

Fonte: European Journal of Preventive Cardiology, 2020

Xagena_Medicina_2020