Il deficit di glucosio-6-fosfato deidrogenesi


Il deficit di deficit di glucosio-6-fosfato deidrogenesi ( G6PD ) è una malattia metabolica con ereditarietà legata al sesso, dovuta alla presenza di una mutazione nel gene costitutivo Gd, situato sul cromosoma X.
Il gene è altamente polimorfico, infatti finora sono state descritte circa 140 mutazioni puntiformi, localizzate prevalentemente nella regione codificante. Le varianti enzimatiche che derivano dalle mutazioni del gene presentano differenti livelli di attività da cui conseguono differenti manifestazioni del difetto a livello clinico.

Sulla base delle caratteristiche biochimiche e cliniche le varianti di G6PD sono state suddivise in 5 classi.
Le varianti di classe I presentano un grave deficit ( meno del 10-20% della normale attività enzimatica ) e anemia emolitica cronica.
Le varianti di classe II presentano deficit ancora più grave ( inferiore a 10%) e rischio di episodi di anemia emolitica acuta.
Le varianti di classe III presentano un deficit moderato ( 10-60% ) e rari casi di anemia emolitica acuta.
Le varianti di classe IV non presentano il deficit e sono asintomatiche.
Le varianti di classe V, infine, presentano attività enzimatica aumentata e sono asintomatiche.

La localizzazione del gene sul cromosoma X comporta che le mutazioni vengano ereditate secondo le leggi dell’eredità mendeliana per cui i maschi possono ereditare il difetto soltanto dalla madre e presentano livelli di attività enzimatica molto bassi ( emizigoti ), mentre le femmine possono ereditare il difetto sia dal padre che dalla madre ( omozigoti ) o solo da un genitore ( eterozigoti ) e presentano livelli di attività enzimatica ampiamente variabili, da valori molto bassi ( omozigoti, eterozigoti ) a valori confrontabili al normale ( eterozigoti ).
La grande variabilità nei valori di attività enzimatica che si riscontra nelle femmine eterozigoti dipende dal fenomeno del mosaicismo. Tale fenomeno si manifesta nei primi stadi dello sviluppo embrionale in tutte le cellule dell’embrione femminile e consiste nella inattivazione di uno dei due cromosomi X ( corpo di Barr ). L’inattivazione può riguardare indifferentemente e con andamento casuale il cromosoma X di origine paterna o quello di origine materna e una volta avvenuta, si mantiene nella progenie cellulare. Di conseguenza nelle donne sono presenti, in proporzioni variabili da soggetto a soggetto, due tipi di cellule somatiche che differiscono nell’espressione dei rispettivi geni allelici, dunque l’espressione fenotipica del deficit di G6PD nelle donne eterozigoti è strettamente legata alla proporzione fra progenitori eritroidi normali e carenti.

Le principali manifestazioni cliniche del deficit di G6PD sono: l’anemia emolitica acuta, l’anemia emolitica cronica non sferocitica, generalmente associata a varianti enzimatiche rare, e l’ittero neonatale. L’anemia emolitica acuta, tuttavia, non è una condizione clinica costante perché si sviluppa solo in conseguenza di un fattore esterno scatenante l’emolisi.
I fattori che possono provocare l’emolisi nei carenti di G6PD sono di diversa natura: infezioni batteriche, alcuni alimenti ( fave ), alcuni farmaci, ma agiscono tutti nello stesso modo: provocano uno stress ossidativo nell’ambiente intracellulare. ( Xagena_2010 )

Fonte: ISS, 2010



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