Prevenzione della progressione della malattia renale cronica: antagonisti dell’aldosterone


Il trattamento con inibitori dell’enzima che converte l’angiotensina ( Ace inibitori ) e con i bloccanti il recettore dell’angiotensina ( sartani ) è sempre più utilizzato per ridurre la proteinuria e ritardare la progressione della malattia renale cronica.

Alcuni pazienti non ottengono però la completa risoluzione della proteinuria e potrebbero avere livelli di aldosterone più elevati dopo pochi mesi di trattamento.

L’aggiunta di antagonisti dell’aldosterone potrebbe portare benefici a questi pazienti per la riduzione della progressione del danno renale.

Un gruppo di Ricercatori della Cleveland Clinic hanno compiuto una revisione della letteratura per valutare i benefici e i rischi dell’aggiunta di antagonisti dell’aldosterone nei pazienti con malattia renale cronica attualmente in terapia con Ace inibitori e/o sartani.

Sono stati analizzati studi randomizzati e controllati e studi quasi-randomizzati e controllati che hanno messo a confronto l’aggiunta di antagonisti dell’aldosterone agli Ace-inibitori e/o ai bloccanti del recettore dell’angiotensina versus Ace inibitori e/o sartani da soli.

Sono stati inclusi nella revisione 10 studi per un totale di 845 pazienti.

Rispetto agli Ace inibitori e/o ai sartani più placebo, gli antagonisti non-selettivi dell’aldosterone assieme agli Ace inibitori e/o agli antagonisti del recettore dell’angiotensina II hanno ridotto in maniera significativa la proteinuria a 24 ore ( 7 studi per 372 pazienti; differenza media: -0.80 g ).

È stata osservata una riduzione significativa sia nella pressione sistolica sia in quella diastolica alla fine del trattamento con l’aggiunta di antagonisti non-selettivi dell’aldosterone agli Ace inibitori e/o ai sartani.

Questo non si è tradotto in un miglioramento della velocità di filtrazione glomerulare ( 5 studi, 306 pazienti; differenza media: -0.70 mL/min/1.73 m2 ).

È stato osservato un significativo aumento del rischio di iperkaliemia con l’aggiunta di antagonisti non-selettivi dell’aldosterone agli Ace inibitori e/o agli antagonisti del recettore dell’angiotensina ( 8 studi, 436 pazienti; risk ratio, RR=3.06 ).

In 2 studi, l’aggiunta di antagonisti non-selettivi dell’aldosterone agli Ace inibitori ha portato a un’ulteriore riduzione della proteinuria a 24 ore, ma senza impatto sulla pressione sanguigna e sulla funzione renale.

Non sono disponibili dati relativi agli esiti cardiovascolari, agli esiti renali a lungo termine e alla mortalità.

In conclusione, gli antagonisti dell’aldosterone contribuiscono alla riduzione della proteinuria in pazienti con malattia renale cronica già in trattamento con Ace inibitori e antagonisti del recettore dell’angiotensina, ma aumentano il rischio di iperkaliemia.
Gli studi disponibili sono di piccole dimensioni e hanno follow-up brevi e gli effetti a lungo termine su esiti renali, mortalità e sicurezza non sono noti. ( Xagena_2009 )

Navaneethan SD et al, Cochrane Database Syst Rev 2009; (3): CD007004



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