La Rosuvastatina può arrestare la progressione della malattia renale


Gli studi clinici indicano che le statine diminuiscono il declino progressivo della funzione renale che si manifesta nei pazienti affetti da disfunzione renale.

Dati ottenuti da una popolazione di pazienti iperlipidemici, arruolati nel programma di sviluppo clinico della Rosuvastatina ( Crestor ), hanno permesso di determinare gli effetti del farmaco sulla funzione renale sia prima che dopo il trattamento.

Lo studio ha posto a confronto l'efficacia e la sicurezza della Rosuvastatina rispetto a placebo, o ad altri farmaci ipolipidemizzanti ( Atorvastatina, Simvastatina, Pravastatina, Colestiramina, Fenofibrato o Niacina a rilascio prolungato ).

Il periodo medio di trattamento con i diversi dosaggi di statine è stato di 8 settimane.

I pazienti trattati in differenti studi clinici controllati sono stati poi introdotti in una ampia fase di studio in aperto; un totale di 10.000 pazienti ha assunto Rosuvastatina in dosi comprese tra 5mg/die e 40mg/die, ed è stato seguito per 3.8 anni.

La concentrazione plasmatica di creatinina è risultata inferiore nelle diverse fasi del trattamento con Rosuvastatina rispetto al basale.

Non sono state invece riscontrate variazioni rispetto al basale a seguito di trattamento con placebo.

La velocità media di filtrazione glomerulare è risultata maggiore rispetto al basale durante il trattamento con Rosuvastatina.

Nessun cambiamento è stato invece apprezzato nel gruppo placebo.

Rispetto al basale, i pazienti che hanno assunto Rosuvastatina per un periodo pari o superiore a 96 settimane non hanno riportato cambiamenti nella velocità di filtrazione glomerulare, o hanno manifestato una tendenza ad aumentarla piuttosto che a diminuirla.

Questi risultati indicano che la Rosuvastatina può arrestare la progressione della malattia renale. ( Xagena_2004 )

Vidt D G et al, Cardiology 2004; 102: 52-60



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